MATERIALIZZAZIONI

Su Apparizioni Apporto Corrispondenze incrociate Calchi medianici Identificazione spiritica Impronte infuocate Infestazioni Materializzazioni Xenoglossia

( Vedere foto a fondo pagina )

 

 

    La MATERIALIZZAZIONE è uno dei più straordinari fenomeni medianici. Nell’estrinsecazione di questo fenomeno, infatti, le presunte Entità che si manifestano,non solo si rendono visibili agli occhi di tutti i partecipanti ma riescono a ricoprirsi di materia, a volte parzialmente ( si ha allora la materializzazione di mani, visi, figure intere ma incomplete ecc.) a volte totalmente e, in molti casi, con risultati talmente perfetti, che il fantasma è assolutamente indistinguibile da un comune essere vivente. Infatti, in due sedute divenute storiche, una con FLORENCE COOK  e l’altra con ELISABETTA D’ESPERANCE, dei partecipanti poco seri ma che si ritenevano molto furbi, pensando di scoprire le medium sotto le vesti dei fantasmi, tentarono di afferrarle a forza, durante le manifestazioni,  provocando loro, dei traumi tremendi che le condussero, specialmente la D’Esperance, quasi in fin di vita.

Ma riportiamo la descrizione di questo fenomeno dall’Enciclopedia “ L’UOMO E L’IGNOTO, Vol. 3°: Fenomeno parafisico per il quale,durante sedute di tipo medianico, si ottengono produzioni fantasmatiche totali o parziali, che hanno spesso tutta l’apparenza e la concretezza di persone o membra di esseri viventi quasi sempre umani, ma anche animali e vegetali. Da parte sua il RICHET scrive: “ Non perderò tempo a far notare l’assurdità, quasi l’impossibilità, da un punto di vista psico-fisiologico, di questo fenomeno. Un essere vivente o una materia vivente che si forma sotto i nostri occhi, che ha un suo proprio colore, un’apparente circolazione del sangue, una respirazione fisiologica, e che ha anche una sorta di personalità psichica, una volontà distinta da quella del medium, in una parola, un nuovo essere umano! E’ certo il massimo delle meraviglie! E tuttavia è un fatto”.

Il dott. GELEY riporta così una sua esperienza di materializzazione parziale ottenuta con la medium EVA CARRIERE ( Marthe Beraud ):

“ Dalla bocca scende lentamente, fin sulle ginocchia di Eva, un cordone di sostanza bianca della larghezza di circa due dita. Questo nastro assume le forme più varie: si raccoglie, si stringe, si gonfia, si stira di nuovo. Qua e là dalla massa partono prolungamenti, quasi pseudopòdi, che prendono, talora per pochi secondi, la forma di dita o l’abbozzo di mani, per rientrare poi nella massa. Finalmente il cordone si raccoglie su sé stesso e si allunga sulle ginocchia di Eva: quindi la sua estremità si alza, si stacca dalla medium e avanza verso di me.  Vedo allora questa estremità risolversi in forma di un rigonfiamento, di una germinazione terminale, la quale viene a costituire una mano perfettamente modellata. Tocco questa mano che mi dà una sensazione normale: ne sento le ossa e le dita con le loro unghie. Quindi la mano si ritrae, diminuisce e sparisce in fondo al cordone”.

Abbiamo detto che le materializzazioni  possono essere di oggetti, animali o esseri umani. Possiamo aggiungere che possono anche essere invisibili

( ma assolutamente concreti al tatto ) o bidimensionali, come nelle  sedute con la medium LINDA GAZZERA. Riporteremo, ora, alcuni esempi delle varie categorie.

OGGETTI

Sulla materializzazione di oggetti vi sono diverse ipotesi. Alcuni suppongono che, per esempio, gli abiti e i gioielli indossati dai fantasmi, vengano apportati dall’esterno e poi riportati al luogo di origine. Altri pensano, invece, che vengano creati manipolando l’energia dell’ambiente e la sostanza stessa degli abiti dei presenti. Molte volte, infatti, alla fine delle sedute, vengono ritrovati strani fori negli abiti dei presenti o nelle tende della sala. Ma vi sono alcuni casi, comunque, che sembrano suggerire una reale materializzazione ectoplasmatica. Di questi ultimi, sembrano far parte , per esempio, i globi luminosi prodotti nelle sedute di ESTELLE  LIVERMORE, creati dalle forme materializzate ed usati per illuminare i fantasmi e l’ambiente delle sedute e che si dissolvevano, in pochi istanti, alla fine di ogni riunione.Così pure i vestiti di YOLANDA, fantasma prodotto da E. D’Esperance e di KATIE KING prodotto da F. Cook che si smaterializzavano insieme alle forme che li indossavano. A proposito di Katie King ricordiamo che, a volte, donava pezzi di stoffa , tagliati dal suo abito, ai presenti, e che il foro così creato si richiudeva immediatamente.

VEGETALI – ANIMALI ED ESSERI UMANI

Materializzazioni di piante, accertate come tali, ( da non confondere, quindi, con i fenomeni di apporto abbastanza frequenti ) conosciamo quella di un mazzo di fiori, spesso creati nelle sedute con Estelle Livermore, che, così, ci viene narrato da Charles Livermore ( seduta del 22/02/1862 ): “ Dopo circa mezz’ora di attesa, una luce dalla solita forma cilindrica, brillantissima, avviluppata nei soliti veli, venne a posarsi sulla superficie del tavolo. Direttamente al di sopra di essa era tenuto sospeso un ramoscello di rose di circa sei pollici di lunghezza ( circa 16 centimetri ) con due rose bianche sbocciate e un’altra abbottonata con foglie. Fiori, foglie e stelo apparivano perfetti. Queste rose furono sottoposte alle mie narici e le trovai fragranti come rose naturali colte di fresco; nondimeno il loro profumo era più soave e delicato. Ci fu permesso di toccarle, ed io ne approfittai per esaminare nei più minuti particolari sia lo stelo che i fiori. Ci si ammonì anche questa volta: “ Badate a maneggiarli con caute-

la “. Notai che lo stelo e le foglie si dimostravano viscosi al tatto e, richiedendone il motivo, mi si rispose che l’inconveniente dipendeva dalle condizioni umide ed impure dell’atmosfera. Quei fiori vennero costantemente tenuti vicini e sovrastanti alla luce, la quale pareva avesse virtù di rifornirli di vitalità e di sostanza, quasichè li nutrisse; e l’identico potere pareva conferito alla mano spiritica che li teneva. Avevo già notato altre volte come tutte queste creazioni spiritiche sembrassero formarsi e persistere a spese delle riserve elettriche contenute nel cilindro, il chè si arguiva dal fatto che, non appena esse cominciavano a perdere in consistenza, venivano portate a contatto o avvicinate alla sorgente di luce e con ciò riacquistavano, come per incanto, la sostanza e la vitalità perdute.

Col solito mezzo dei picchi venne dettato:” Osservate come si dissolvono rapidamente “.

Il ramoscello fiorito sovrastava vicinissimo alla luce e noi vedemmo i fiori reclinare, improvvisamente avvizziti sugli steli, indi fondere a poco a poco come la cera al fuoco e, nel fondere, espandersi per poi dissolversi e scomparire. Si dileguarono in meno di un minuto. Tosto i picchi dettarono:” Osservateli che ritornano “. Immediatamente un filamento bianco apparve dinanzi al cilindro luminoso e quel filamento crebbe rapidamente in forma di stelo; indi comparvero e si riformarono le foglie, poi il bottoncino di rosa e le rose: il tutto in guisa perfetta, e nello stesso tempo, circa, impiegato nel dissolversi. Il fenomeno venne ripetuto diverse volte ed era uno spettacolo meraviglioso. Ci fu promesso che si sarebbe riprodotto alla luce del gas il fenomeno della loro sparizione, non appena che l’atmosfera fosse diventata pura e chiara “.

   Passiamo, ora, alla materializzazione di animali.

Oltre a quelle prodotte da Franek Kluski non ve ne sono molte ben documentate. Ne citerò alcune in modo generico a titolo di esempio per passare, poi, a quelle del Kluski.

Le rilevo tutte dal volume di Ernesto Bozzano “ GLI ANIMALI HANNO UN’ANIMA? “. Un primo accenno di materializzazione di animali viene riscontrato in una lettera inviata al LIGHT ( 1927 – pag. 275 ) da Alfred Vout Peters, in cui, accennando a una visione di animale defunto da lui stesso avuta, aggiunge:” Rammento che nelle sedute con Mrs. Corner ( F. Cook ) si materializzò una scimmia, con grande orrore della medium, che non si aspettava una manifestazione simile “.

Un secondo caso viene rilevato dal libro del dott. Gibier “ ANALYSE DES CHOSES “ ( pag. 210 ). Nelle sedute col colonnello M. ( 1875 / 1877 ), alle quali assistettero alcune personalità scientifiche dell’Esercito, il medium principale era la figlia adottiva del colonnello stesso. Un fenomeno che più di ogni altro mi ha colpito in questa serie di esperienze, e del quale io prendo nota a vantaggio di coloro che sono sufficientemente iniziati in queste pratiche, fu la materializzazione perfetta di un cagnolino, morto qualche mese prima, che era appartenuto al colonnello.

Nel libro di G. Bolton “ GHOSTS IN SOLID FORM “ sono riassunti alcuni casi di materializzazione animale. In una seduta, alla quale assisteva il Feld-Maresciallo Lord Wolseley, si materializzò una foca. In un’altra, un animale selvaggio delle Indie, che era stato allevato e addomesticato da una signora presente alla seduta. L’animale aveva subito riconosciuta l’antica padrona, e dal grembo della medium era saltato in quello di lei, manifestando la sua gioia con gridi caratteristici, identici a quelli che, in vita, emetteva in circostanze simili.

Da una seduta di Algeri, medium E. Carriere. Scrive Madame x: “ Il prof. RICHET ha parlato soltanto delle manifestazioni che si connettevano con la figura centrale di BIEN BOA, ma voglio sperare che non avrà nulla in contrario se io riferisco un curioso incidente capitato nella seduta del 5 settembre. Dall’angolo “B” del gabinetto medianico si udì un acuto miagolio seguito da altri miagolii, quindi una massa nera, delle dimensioni di un gatto, saltò nel grembo della medium, vi rimase per circa due minuti, per poi dileguarsi in maniera assai particolare, poiché parve dissolversi lentamente nel nulla… ( LIGHT 1921 – pag. 594 ).

Dal volume di R. Sudre “ INTRODUCTION A’ LA METAPSYCHIQUE HUMAINE “ ( pag. 277 ). “ Gouzik materializza sovente delle forme animali che non si vedono, ma che si sentono, e delle quali può riconoscersi la natura palpandole. Il più delle volte si tratta di un piccolo scoiattolo che il dott. Osty palpò mentre nasceva da un fianco di Guzik. Tale scoiattolo salta e passeggia sulle spalle degli sperimentatori. Si materializzò pure un cagnolino, che morsicò le gambe al prof. Leclanche; come pure si materializzò, qualche volta, un bestione voluminoso, una specie di orso o di “pitecantropo”, di cui io palpai, all’altezza di un uomo, il manto villoso e la massa solida del corpo. Passeggiava pesantemente facendo scricchiolare il pavimento di legno. In altre sedute da me dirette, io riuscii a proiettare, all’insaputa di Gouzik, un debole fascio luminoso sullo specchio dietro alle sue spalle. In tal maniera riscontravo che la sua testa risaltava nettamente in un campo di debole luminosità diffusa, ciò che bastava per assicurarmi ch’egli, durante l’intera seduta, non aveva fatto movimenti di sorta “.

Passiamo, ora, agli straordinari fenomeni prodotti con la medianità di Franek Kluski, un ricco banchiere, potentissimo medium ad effetti fisici, che si prestava agli esperimenti disinteressatamente e solo per amore della ricerca.

“ La materializzazione di un grande uccello da preda avente le proporzioni di un avvoltoio, suscitò vivo interesse durante l’anno 1919, che sembrò il periodo in cui si manifestarono in maggior numero le materializzazioni animali. Si riuscì a fotografarlo, e la sera in cui si tentò la prova si era udito uno strepito misterioso, come se si fosse trattato di due grandi ali potenti che starnazzassero in aria, con l’accompagnamento di forti ventate succedentisi con corrispondente rapidità. L’ambiente era rischiarato da una lampada rossa posta a sei piedi ( 2 metri circa ) dal medium, per cui tutti avevano potuto intravvedere una massa grigia che si agitava in quel punto, ma nessuno aveva potuto discernere di che si trattasse. Solo quando si sviluppò la lastra si apprese con vivo stupore che si trattava di un grande uccello da preda “.

Tale fotografia venne pubblicata dalla REVUE METAPSYCHIQUE ( 1923 – pag. 31 ). In essa si scorge una sorta di avvoltoio con le ali spiegate, lo sguardo atterrito, in atteggiamento di difesa, appollaiato sull’omero sinistro del medium immerso in profonda trance, con la testa ripiegata sul petto.

Nella rivista medesima ( pag. 30 ), è riprodotta un’altra fototipia in cui, sulla spalla sinistra del medium, si scorge la testa di un piccolo animale, di cui si distinguono chiaramente il manto peloso, il musetto appuntito, e due grandi occhi, senza che se ne possa giudicare la specie, ma, presumibilmente, uno scoiattolo, tanto più che un animaletto simile si era già manifestato in precedenti sedute.

Sempre nell’anno 1919 si materializzò un indigeno dell’Afganistan che si faceva chiamare Hirkili, e perseverò a manifestarsi per molte sedute. Veniva sempre accompagnato da una sorta di belva delle proporzioni di un grossissimo cane, con manto color nocciola, collo snello, bocca grande, dentatura robusta. I suoi occhi luccicavano nell’oscurità come quelli di un gatto. Aveva l’apparenza di un leone senza criniera, o meglio di una leonessa. Dimostrava talvolta impeti selvaggi, specialmente quando qualcuno degli assistenti se ne spaventava. Né il fantasma animale, né quello umano, giunsero graditi agli sperimentatori, giacchè anche il fantasma dell’afgano si dimostrava rudemente brutale, ispirando un senso di repulsione. Da notarsi che quando si manifestava questa coppia di fantasmi, immediatamente si dissipavano tutte le altre forme gradite e gentili di fantasmi materializzati. Tale presumibile leonessa si degnava qualche volta di leccare gli assistenti con una larga lingua umida che agiva come una raspa. Dal suo corpo emanava l’acre sentore caratteristico dei felini, e a seduta terminata, tutti gli assistenti, ma soprattutto il medium, ne rimanevano impregnati al punto che si sarebbe detto si fossero a lungo indugiati in un serraglio di belve. ( idem – pag. 18 )

Terminerò la citazione degli episodi di materializzazione di animali, con quello di un uomo primitivo che è diventato noto come il “ PITECANTROPO “. Il medium è sempre Franek Kluski.

“ L’uomo primitivo si manifestò per la prima volta nel luglio 1919. Comparve anzitutto una massa ingarbugliata di capelli e di lunghi peli, accompagnata da una successione di strepiti sonori che parevano fatti con le labbra. Tale manifestazione, che ad alcuni di noi parve molto interessante, andò rapidamente acquistando intensità, consistenza e volume durante parecchie sedute, fino a quando, in agosto, si potè chiaramente distinguere di che si trattava. Si era materializzato un grande scimmione antropoide coperto di peli bruni molto abbondanti, che talora apparivano grigi. Sul capo, quei folti peli, assumevano forma ricciuta e discendevano fin quasi alle sopracciglia, mentre dal di sotto salivano fino al mento. Tale scimmione si dimostrava di una forza erculea, e una volta trascinò con facilità una libreria colma di libri attraverso la camera. Sebbene le sue gesta provocassero qualche apprensione, e indicassero un livello di intelligenza molto basso, non si dimostrò mai maligno. Si deve piuttosto riconoscere che, parve sempre animato da buone intenzioni, ed a volte fu gentile a modo suo, e sempre pronto ad obbedire, ma il suo zelo eccessivo provocava talvolta delle situazioni tragi-comiche. Pareva che ritenesse suo dovere imitare ciò che facevano le altre forme materializzate, che sovente eseguivano piccoli compiti richiesti dagli assistenti. Così ad esempio, se una forma materializzata porgeva ad un assistente un piccolo oggetto tolto a distanza dal circolo sperimentale, subito lo scimmione si affrettava con fervido zelo a prendere anche lui un oggetto qualunque per consegnarlo al medesimo assistente, ma pigliava sempre il più grosso che gli capitava sott’occhio, per poi trascinarlo ai piedi dell’assistente. Ne derivò che in causa del suo zelo edificante si fu obbligati, a volte, ad interrompere le sedute, per togliere un enorme sofà dalle ginocchia di uno sperimentatore o, ancora, un pesantissimo letto dal centro della stanza. Un’altra volta, visto che probabilmente era in vena di giocare, sollevò alternativamente, molto in alto, due pesanti sedie… con gli sperimentatori, piuttosto in carne, che vi erano seduti sopra. Si materializzò l’ultima volta nella seduta del 26 dicembre 1919, sempre identico nella forma, le inclinazioni e le gesta.

Il medium Franek Kluski non è mai stato accusato di frode e nessuno ha mai messo in dubbio la genuinità delle sue facoltà.

Passiamo, ora, alle materializzazioni di. fantasmi in forma umana.

Cominceremo dai più noti: KATIE KING, ESTELLA LIVERMORE e NEPENTHES e poi, a completamento del capitolo, ne citeremo alcuni altri meno noti ma altrettanto interessanti.

Dal volume di Gastone De Boni “ L’UOMO ALLA CONQUISTA DELL’ANIMA “ pag. 83 e seg.

KATIE KING e FLORENCE COOK

Del famoso fantasma Katie King riporterò tre stralci da altrettante sedute. Non dimentichiamo che si materializzò per oltre tre anni, che furono scattate ben 44 foto e che diede numerosissime prove della sua indipendenza dalla medium.

1 – SMATERIALIZZAZIONE del fantasma in piena luce e con numerosi testimoni. Racconta Florence Marryat:

“ Katie prese il suo posto contro la parete della sala da pranzo con le braccia distese… Si conservò intera nelle sue proporzioni per lo spazio di un secondo; poi cominciò a poco a poco a dileguarsi. Le fattezze si fecero confuse e indistinte; le parti sembravano rientrare l’una nell’altra. Gli occhi sprofondarono nelle orbite, il naso si spianò, le bozze frontali rientrarono; sembrava che le gambe cedessero sotto il suo peso ed ella ricadeva giù giù sul tappeto come un edificio che si sgretola. Infine non rimase sopra il suolo altro che la sua testa; poi una massa di drappi bianchi che sparirono in un baleno, e noi ci trovammo con gli occhi sgranati a guardare, alla luce di tre becchi a gas, il posto ove era stata Katie King “

2 – KATIE E LA COOK INSIEME – Narra Williams Crookes:

“ Alzai la lampada e vidi Katie accanto alla Cook. Era vestita di bianco come l’avevamo vista durante la seduta. Tenendo sempre una mano della Cook nelle mie, alzai ed abbassai la lampada in modo da illuminare tutta la figura di Katie King e persuadermi che davanti a me avevo realmente la Katie che avevo stretto tra le mie braccia pochi minuti prima, e non il fantasma di un cervello ottenebrato. Katie non disse una parola, ma accennò col capo e sorrise in segno di riconoscimento. Esaminai attentamente tre volte la signorina Cook rannicchiata davanti a me, per assicurarmi che la mano che tenevo era quella di una donna viva, e tre volte avvicinai la lampada a Katie esaminandola fissamente fino a non poter più dubitare della sua realtà…

COMMIATO – Parla Williams Crookes:

“ Quando venne il tempo per Katie di prendere commiato, le chiesi di poterla vedere fino all’ultimo… Date le sue istruzioni, Katie mi invitò ad entrare con lei nel gabinetto medianico e mi permise di rimanervi sino alla fine. Dopo aver lasciato cadere la tenda conversò con me per qualche minuto, poi attraversò la stanza dirigendosi dove la signorina Cook giaceva priva di sensi sul pavimento. Fermatasi accanto a lei, Katie la toccò e disse:” Svegliati, Florrie, svegliati! Ora debbo lasciarti “. Allora la Cook si svegliò e piangendo pregò Katie di rimanere ancora un poco. “ Cara, non posso, il mio compito è finito. Che Dio ti benedica!” rispose Katie; poi continuò a parlare con la Cook. Esse parlarono insieme per qualche minuto finchè le lacrime impedirono alla signorina Cook di continuare. Seguendo le istruzioni di Katie io mi feci avanti per sorreggere la Cook che stava per cadere, singhiozzando istericamente. Quando alzai gli occhi, Katie con la sua veste bianca era scomparsa…”

 

ESTELLA LIVERMORE CON KATE FOX

Quello di Estella Livermore può essere, a tutti gli effetti, considerato il più importante e dettagliato caso di materializzazione e identificazione spiritica di tutta la casistica paranormale. Unica pecca, il fatto che non fu studiato da sperimentatori ma, nella maggior parte delle sedute, unici testimoni furono il Livermore e la medium. Ma i resoconti delle sedute furono a tal punto dettagliati e il Livermore a tal punto stimato, che nessuno ne mette in dubbio l’autenticità. Non dimentichiamo che:

a – Il fenomeno si protrasse per oltre cinque anni.

B – Estella si materializzò, in modo assolutamente completo e perfetto, per ben 388 volte, sempre uguale nella forma e nel comportamento, dando evidentissime prove della sua reale identità. Ricordiamo che Estella non era un fantasma sconosciuto ma l’amatissima moglie del Livermore e che comunicava non a voce ma scrivendo, su dei biglietti, in perfetto francese,lingua perfettamente conosciuta da Estella in vita ma assolutamente sconosciuta alla medium.

C – In molte sedute vi furono diversi testimoni,tutti concordi nel descrivere gli straordinari fenomeni in modo identico al relatore.

D – In numerose sedute vi furono, non un solo fantasma materializzato, Estella, ma a volte due, tre e in alcuni casi addirittura quattro personalità assolutamente diverse tra loro.

E – Insieme alle materializzazioni si verificavano sempre imponenti e spettacolari fenomeni fisici.

Racconta C. Livermore ( seduta del 18 aprile 1861 ):

“ Vidi una mano femminea, dall’apparenza normale, intenta a manipolare una specie di garza, di cui sollevò un lembo: con un fremito di gioia indescrivibile, da quel lembo scoperto mi si rivelò la parte superiore del volto di mia moglie, più precisamente la fronte e gli occhi dall’espressione perfetta… Disparve, riapparve ripetutamente, e ad ogni volta mi si rivelava in guisa più completa assumendo espressione di serena beatitudine. Le chiesi un bacio, e con mio vivo stupore e diletto, ella mi avvolse intorno al collo il suo braccio scoccando sulle mie labbra un bacio sonoro, reale, palpabile, previa interposizione di una sostanza simile a garza. Indi portò la sua testa a contatto con la mia, mi ravvolse nei lussureggianti suoi capelli, e reiterò baci e poi baci, di cui l’eco risuonava distinta per la camera. Dopo di che, la sorgente di luce venne portata a metà cammino tra noi e il muro; e in pari tempo si accentuò lo scoppiettio elettrico e in proporzione s’intensificò la luce, in guisa da rischiarare completamente l’angolo della camera e rivelare al mio sguardo, in tutta la sua pienezza, la figura di mia moglie eretta di fronte al muro, nell’atto di sorreggere nel concavo della mano e a braccio teso il globo della luce, ch’ella scuoteva, ad intervalli, onde ravvivarne la luminosità…Profferì bisbigliando, ma in guisa distintissima, il mio nome e il suo; si avvicinò quindi allo specchio, in modo da farmi scorgere in esso riflessa la propria immagine; ciò che non fu fra le minori meraviglie di quella memorabile seduta.

( seduta dell’ottobre 1861 ) – Tonfi tremendi risuonarono sul pavimento, scuotendo la casa dalle fondamenta. Quando cessarono, apparvero simultaneamente i fantasmi materializzati di mia moglie e di Franklin. Entrambi vennero a me,l’uno battendomi sulla spalla, l’altra accarezzandomi il volto. Si era nell’oscurità; ed ecco farsi udire gli scoppiettii elettrici, e in pari tempo brillare rinnovata la luce, che mi rivelò la figura eretta di un uomo tarchiato e gagliardo. Dietro mia richiesta, quel fantasma passeggiò per la camera presentandosi al mio sguardo in posizioni diverse e in guisa distintissima. Indi venne la volta di mia moglie, che si manifestò in piena luce e in tutta la sua bellezza. Si librava in aria, e sorvolando lietamente per la camera, passò rasente al tavolo, vi strisciò sopra con i lembi della candida veste, spazzando via cartoncini, matite ed ogni cosa. Ora la vedevamo ripararsi il volto con il tessuto medianico, ora spingerne avanti i lembi svolazzanti. Ci fece vedere e toccare il tessuto, che mi parve di fattura finissima; quindi lo depose sul tavolo, collocando dietro ad esso la sorgente di luce, in modo che potemmo rilevarne la trasparenza ed esaminarne la trama simile a filamenti di ragnatela. Si sarebbe detto che un soffio bastasse a dissolverla. Ripetè parecchie volte l’esperimento, e in ultimo fece passare sul mio volto i lembi della sua veste svolazzante, che mi parve sostanziale. Ogni volta che il tessuto medianico ci si approssimava, ci giungevano ondate di un profumo soavissimo che mi ricordava il fieno fresco e la viola mammola “.

A dimostrazione della rapidità con cui avveniva la materializzazione e smaterializzazione della figura ectoplasmica, citerò la relazione della seduta del 23 gennaio 1862:

“ Di fronte alla porta comparve mia moglie biancovestita e avviluppata in un vaporoso velo azzurro… Intorno alla fronte aveva una corona di fiori… La luce spiritica proiettava il fascio luminoso sopra l’intera sua forma rischiarandola completamente, e noi la contemplammo con vivo interesse e diletto, allorchè subitamente disparve, rapida come il pensiero, emettendo un rumore analogo a sibilo di vento. Quindi venne dettato:” Questa sera la saturazione elettrica è grande. Ne approfittai per dimostrarti con quale rapidità noi possiamo sparire “. Un momento dopo riapparve in aspetto naturale e sostanziale come prima “.

Un altro curioso aspetto di queste sedute, è costituito dal fatto che costantemente le forme materializzate appaiono accompagnate da globi luminosi con i quali si auto- illuminano; e così si comportano in quanto non potrebbero essere viste, essendo dotata la luce artificiale di un forte potere disgregante sulla sostanza ectoplasmica. Eccone un esempio significativo: in una seduta del 28 febbraio 1863 era intervenuto un certo signor Groute il quale non voleva credere all’apparizione materializzata di Beniamino Franklin. Il Livermore così prosegue nella sua relazione:

“… Indi una luce si levò dal suolo mostrando la figura del dott. Franklin sovrastante al divano. Il signor Groute lo scorse come gli altri; e non sì tosto potè persuadersi trattarsi effettivamente di una forma umana vivente, corse alla porta onde assicurarsi che nessuno l’avesse aperta. Dopo di che tornò a contemplare la forma, di cui potè palpare i lembi del vestito. Ma egli era di temperamento esageratamente scettico, e trascorsa una settimana chiese di assistere ad un'altra seduta onde mettere in chiaro le cose. Volle chiudere egli stesso porte e finestre, e così comportandosi andava mormorando essere egli fermamente risoluto a non venire più oltre ingannato. Questa volta la forma di Franklin apparve assai più distinta; egli stesso teneva una luce nel concavo della mano, con la quale si rischiarava, quasichè volesse dimostrare all’incredulo “ Tommaso “ essere lui per il primo desideroso di fornirgli i mezzi onde scrutarlo soddisfacentemente. Il signor Groute il quale dall’inizio della seduta teneva sequestrate le mani della medium e quelle del Livermore , si approssimò alla forma, vide, toccò; e come l’apostolo Tommaso, si dichiarò finalmente convinto “.

NEPENTHES ed E. D’ESPERANCE

Il terzo caso classico è quello di “ Nepenthes “, entità materializzata che veniva ottenuta attraverso la potente medianità della D’Esperance. Le origini di queste sedute sono le seguenti: sperimentatori norvegesi, fra i quali molti distinti professionisti e professori d’università, si raccolsero insieme avendo per linea di condotta di astenersi da pasti copiosi, da bevande alcooliche, da tabacco e da droghe, al fine di ottenere le migliori condizioni possibili di affiatamento fluidico nel circolo medianico. Tale buona idea diede i suoi frutti. Una figura cominciò a materializzarsi in mezzo al circolo, con questo di particolare, che si faceva vedere in piena luce e per di più insieme con la medium, la quale, rimanendo sveglia, stava fuori della tenda insieme con gli altri sperimentatori. Ecco come un magistrato presente descrive una apparizione di Nepenthes:

Ella si presentò più bella che mai. Con tutta l’ammirazione e il rispetto ch’io professo per le amabili e leggiadre signore di mia conoscenza, io non posso che ripetere che i miei occhi mai videro un essere comparabile a tale sublime creatura – donna, fata, dea, chiunque essa fosse -; e così affermando non sono che l’interprete dell’ammirazione generale. Scorgendo il signor E. curvo sul taccuino, intento a prendere note, ella ristette a contemplarlo; questi allora la invitò a scrivere una frase per lui, e le offerse il taccuino e la matita, ch’ella accettò. Il signor E. si alzò, e postosi dietro di lei stette osservando. Si trovavano essi a fianco della medium, e noi guardavamo quel gruppo di tre persone con ansiosa aspettativa. “ Essa scrive “ , annunciò il signor E. Noi vedevamo le due teste curve sopra le dita scriventi, di cui si avvertivano distintamente i movimenti. Poco dopo il taccuino e la matita furono restituiti al signor E. che sedette trionfante. Esaminammo quella pagina, su cui trovammo tracciati caratteri greci in forma chiarissima, ma inintellegibili per tutti i presenti. Il giorno dopo li facemmo tradurre dal greco antico in greco moderno, e da questo nella nostra lingua. Eccone il contenuto:” Io sono Nepenthes,l’amica tua. Quando avrai l’animo oppresso da soverchio dolore, invoca me – Nepenthes – ed io prontamente accorrerò a lenire le tue pene “. “ Felice mortale!” pensavamo noi tutti congratulandoci con lui “.

Anche Nepenthes si smaterializza in mezzo al circolo: “ Ella restava quieta in mezzo a noi reclinando lentamente il capo, sul quale brillava il consueto diadema. In pochi minuti, senza che si avvertisse il più lieve fruscio, la sovrumana, la spirituale Nepenthes, così bella, così reale,così vivente, erasi convertita in una piccola nubecola luminosa non più grande di una testa umana, sopra la quale brillava ancora il diadema. Indi quella luminosità si affievoliva, il diadema si dissolveva e spariva a sua volta: tutto era finito “.

UN CALCO DI “ NEPENTHES “

“ Allora Nepenthes si diresse a lui, sospesa in aria, porgendogli un oggetto. “ Mi porge un pezzo di cera “, disse il signor E. ; poi, riprendendosi: “ No, è il modello della sua mano. Gliela copre fino al polso; la sua mano si dissolve dentro al modello “. Mentre ancora parlava, già la forma scivolava quietamente verso il gabinetto, lasciando il modello di paraffina fra le mani del signor E. Finalmente erasi ottenuto il tanto bramato fenomeno! Finita la seduta fu esaminato il modello: esteriormente appariva informe, grumoso, e constava di molti strati sovrapposti di paraffina; ma dalla breve apertura del polso si scorgeva all’interno l’impronta di tutte le dita di una piccolissima mano. Il giorno dopo lo portammo ad un modellatore di professione ( certo Almiri ), affinchè ne ricavasse il getto. Egli e i suoi operai guardavano attoniti quel modello, e constatando che una mano umana, dopo averlo prodotto, non avrebbe potuto ritrarsi, finirono per chiamarla opera di stregoneria. Quando il getto fu compiuto, apparve agli occhi nostri una mano piccolissima e completa fino al polso, su cui si rilevavano pienamente le unghie, e si disegnavano le linee più fini delle nocche, delle giunture e del palmo. Le dita affusolate e perfettamente conformate stupirono l’artista sopra ogni altra cosa e lo convinsero dell’origine supernormale del modello, inquantochè si presentavano incurvate per modo che una mano umana non avrebbe potuto ritrarsene “.

DIECI FANTASMI PIU’ DIECI con EINER NIELSEN

In due memorabili sedute si materializzarono, in modo assolutamente perfetto e completo,  ben venti fantasmi. Dieci in una seduta del 7 settembre  1948 e dieci in una seconda del 1951. Il relatore è una persona assolutamente degna di fede e scrupolosissima nelle sue indagini e non potrebbe essere altrimenti visto che parliamo del dott. Gastone De Boni, per anni direttore della gloriosa “ LUCE E OMBRA “ e testimone oculare dei fatti che andiamo a descrivere. Per ragioni di spazio riporterò solo la seduta del 1948.

… Si cantò ancora per dieci minuti circa… Ma all’improvviso, con l’irruenza caratteristica dei bimbi, una voce infantile di estrema delicatezza si fece udire nell’angolo destro della tenda. Fu un coro di saluti, ed io udivo ripetere, fra le frasi svedesi, il nome della bimba materializzata. Questa è una bimba che si manifesta sempre, d’abitudine, nel circolo degli svedesi a Stoccolma, ove Nielsen va di tanto in tanto a tenere sedute per puro amore dello Spiritualismo. La vocina argentina di lei risuonava come un canto di primavera. Era così naturale che avevo l’impressione, allungando la mano dietro la tenda, di toccarne la bocca. Ed ecco all’improvviso si verificò quello che mi attendevo: la bimba spalancò le tendine con le sue piccole mani, e mi apparve di fronte come una vera visione ultramondana. Aveva distinti, delicati, nitidi e angelici i lineamenti; ne distinguevo il nasino sottile e la piccola bocca. La vidi a un metro, ed anche meno, a me di fronte. Si avvicinò a me ed agli altri della prima fila di sedie, dando ad ognuno la mano. Era una bimba di un otto anni circa. Vestiva tutta di bianco e camminava con la gaiezza e la disinvoltura di una bimba che si trovi in un ambiente familiare. Dalla sua piccola bocca uscivano di continuo espressioni di saluto; parlava con grazia, con una voce così squisitamente infantile, che non potevo non vedere in lei un essere reale!...

Di lì a pochi minuti si ritirò; ed ecco che appena lei entrò fra le tende e queste non erano ancora ricadute, un uomo di proporzioni gigantesche le riaperse. Dovetti volgere in su la testa per vederlo al completo. Era un uomo anziano, dal volto grave. Fece un passo avanti, ed essendo, come dissi, la distanza fra me e la tenda di un metro, me lo trovai fra le ginocchia. Alzò allora le braccia e dopo averle ruotate un poco sul mio capo, le indirizzò, con le palme aperte, sulla mia testa. Sentii distinto il peso di due mani che si appoggiavano sui miei capelli, mentre egli distintamente mi diceva in inglese: “ Ti benedico “. Parlò poco e con voce grave. Camminò un poco su e giù nello spazio fra la prima fila di sedie e la tenda, salutando i convenuti e dando loro la mano. Indi, improvvisamente, dopo essersi posto nuovamente fra le mie gambe, lo vidi sprofondare nel pavimento, lentamente, tra i miei piedi. Mi sovvenni allora che al Richet era successa la stessa cosa quando aveva sperimentato con Bien Boa.

Non passarono pochi minuti che una voce di donna si fece sentire e subito dopo una giovane figura femminile uscì dalla tenda. Anche questa si diresse verso di noi, e, dopo averci salutati e toccato qualcuno con la mano, scomparve come assorbita nella parete di sinistra. E’ difficile poter dire esattamente la sequenza con la quale altre forme materializzate si presentarono. Fu uno spettacolo impressionante. Interi esseri materializzati andavano e venivano dalla tenda, toccandoci e conversando con ognuno di noi… Ricordo solo che ad un certo momento, mentre una forma materializzata completa era fuori dalla tenda, la piccola bimba cominciò dall’interno della tenda stessa una vivace conversazione con la signora svedese che si trovava contro la parete ( come già dissi ) sul margine destro della tenda. La conversazione si protrasse animata per qualche minuto, fino a che, nella foga del discorso, la bimba sollevò con la sua manina destra il lembo destro della tenda, ed io la potei scorgere che sporgeva fuori da questa col suo visetto delicato. Scambiò parole affettuose in lingua svedese con la signora e poi si ritirò definitivamente entro al gabinetto medianico.

L’andare e venire delle dieci apparizioni materializzate sarà durato almeno mezz’ora. Dopo di che Carleson annunciò che la seduta era finita. Alzai le tende e vidi il medium seduto sulla sedia in legno, con il mento appoggiato al palmo della mano destra, mentre il braccio destro appoggiava con il gomito sul ginocchio. La fronte di lui era imperlata di sudore. A giudicare da come appariva, si sarebbe detto che aveva sofferto notevolmente durante l’estrinsecazione dei fenomeni.

Concludo la sezione sulla materializzazione, con alcuni episodi tratti dal volume “ REALTA’ E MISTERO “ di Silvio Ravaldini. Devo, a onor del vero, confessare che ero piuttosto titubante ad usare questi casi, perché non erano stati studiati e controllati da sperimentatori accreditati ed erano, per contro, a tal punto straordinari , da poter , legittimamente, far sorgere seri dubbi sulla loro autenticità.

Mi risolvo a riportarli comunque per due motivi. Il primo è per il nome dell’Autore. Silvio Ravaldini è conosciutissimo e stimatissimo nell’ambiente della Ricerca Psichica e a nessuno, studioso o cultore, verrebbe mai in mente di mettere in dubbio la sua dirittura morale, correttezza ed obiettività di Ricercatore. Il secondo motivo, non meno importante del primo, è che il relatore non riporta dei “ sentito dire “, ma episodi, per quanto assolutamente eccezionali, dei quali lui stesso, i suoi genitori, parenti ed amici sono stati testimoni oculari; visto che tutta la fenomenologia si è svolta proprio nella casa dei suoi genitori e per un periodo di ben quindici anni.

MATERIALIZZAZIONE CON LUCE PARANORMALE

Una sera, dopo che le guide MARZO e AMATO e molte altre Entità avevano parlato direttamente, ad un tratto i presenti si resero conto che una “ persona “  si muoveva nell’altra stanza. Nella camera degli assistenti, su richiesta delle Guide, la luce rossa era stata spenta e le tende nere chiuse. Poi “ qualcuno “ aprì il rubinetto dell’acqua posto sopra il lavello, nella cucina. Quasi subito una luce sfolgorante invase il gabinetto medianico. In un primo momento gli assistenti ritennero che fosse stata accesa la normale lampada che serviva per l’illuminazione della cucina, ma con potenza centuplicata, perché le tende nere divennero trasparenti. I più vicini alla porta, però, si accorsero che vi era una sorgente luminosa, simile ad un riflettore, ubicata vicino al rubinetto dell’acqua, la quale continuava a scorrere nel lavello. Questa sorgente luminosa era circolare, del diametro di circa quaranta centimetri, ma non si presentava omogenea e girava vorticosamente su se stessa. La luce comunque era tanta che si scorgeva la cucina nonostante le tende fossero chiuse, e lo stesso soggiorno ne fu indirettamente illuminato. Il medium era sdraiato sulla poltrona ed appariva profondamente addormentato. Alla sua sinistra vi era un uomo vestito con abiti di foggia antica, con in testa un caratteristico copricapo, simile ad un basco. L’uomo parlava in lingua tedesca. I miei già conoscevano quella voce: apparteneva ad un Musicista che più volte si era manifestato parlando direttamente. Il fantasma, o meglio l’uomo, perché queste erano le inequivocabili caratteristiche della materializzazione,si muoveva e parlava rivolto dalla parte degli assistenti e nel far questo la luce che lo investiva in pieno da dietro ne accentuò maggiormente il profilo, che mise in evidenza un naso molto ben pronunciato.

 Questo fenomeno si produsse per poco tempo. Ad un tratto la luce riflettore si spense ed il rubinetto dell’acqua fu chiuso…

MATERIALIZZAZIONE A LUCE ARTIFICIALE

… Il Musicista esce dal gabinetto medianico… Ora è in mezzo ai partecipanti: essi lo sentono parlare, respirare e muoversi. Ad un tratto si china e, continuando a parlare, toglie una scarpa dal piede di un assistente; poi ripete l’operazione sopra un altro e così continua fino a quando non ha tolto una scarpa, una sola, a tutti, uomini e donne. Nell’operazione compiuta dal “  fantasma “ gli assistenti avvertono due mani normali che agiscono sulla loro scarpa e sul loro piede, niente di più. Terminata questa strana operazione il Musicista rientra nel gabinetto.

 Dall’inizio della prima materializzazione e fino a quel momento, tutta la fenomenologia si è svolta nell’oscurità completa. Improvvisamente il Musicista, girando la chiavetta dell’interruttore elettrico, accende la luce nella cucina. Le tende sono completamente aperte. Così è possibile vedere nitidamente l’altra stanza con l’Entità completamente materializzata, vestita con abiti di foggia ottocentesca. Il Musicista era già stato osservato, come ho detto, in luce paranormale. E’ lo stesso uomo: persona anziana, vestita di scuro, con in testa un berretto simile a un basco; capelli quasi bianchi, le basette si prolungano fin sotto il mento; sotto il colletto floscio della camicia spicca un grande fiocco, forse di colore blu. Il Musicista si trova alla sinistra del medium, il quale è  sempre adagiato sulla poltrona in stato di completa trance. Il fantasma ha a portata di mano l’interruttore della luce che accende e spegne diverse volte, dicendo in tedesco:” luce, luce “.

Tornata l’oscurità completa il Musicista non si sente più.

IL MEDIUM IN BRACCIO AL FANTASMA

  Tra le tante Entità che ad ogni seduta si manifestavano ce n’era una che disse di essere stato un corriere, e che trasportava merci con un barroccio e un cavallo. Il corriere ricordava sempre con nostalgia il suo antico mestiere. Una sera, questo fantasma si materializzò. Il fenomeno avvenne al di là delle tende chiuse e col buio completo nella sala dei partecipanti; ma i rumori che accompagnavano le sue parole, e le esclamazioni in gergo, permettevano ugualmente di immaginare la scena.

 Il Corriere cominciò a trainare sul pavimento della cucina la poltrona ove il medium si trovava, e nel compiere ciò incitava un inesistente cavallo, accompagnando l’azione col dire caratteristico dei barrocciai.

Non conosco la durata di quella sua rappresentazione. So soltanto che dopo quello sfogo salutò tutti e nel gabinetto non fu più udito alcun rumore. Quindi la voce di Marzo si rivolse ai presenti per informarli che il medium aveva fornito una prestazione  veramente fuori del comune. Molta “ forza “ aveva elargito per permettere al fenomeno di prodursi in quel determinato modo. Aggiunse che il Corriere aveva abbondantemente prelevata energia dal nostro amico come acqua da un rubinetto completamente aperto; e informò che la conseguenza di quella particolare materializzazione sarebbe stato solo un ritardato risveglio del medium dalla trance.

“ E’ nelle nostre mani – disse – Questo vi basti “. Ed aggiunse che le loro mani erano ben diverse da quelle umane e di gran lunga più sicure.

Poi avvenne un fenomeno eccezionale: Marzo si materializzò, prese in braccio il medium, scostò le tende, venne tra i partecipanti alla seduta e lo adagiò dolcemente sulle ginocchia dello zio, dicendo:” Ecco, così il suo risveglio sarà facilitato “.

Lo zio notò che il peso del suo amico, in quel momento, era molto ridotto: forse la metà del normale. Marzo rientrò subito nell’altra stanza, e accomiatandosi disse di operare come al termine delle sedute precedenti, e cioè luce rossa accesa e tende aperte. Il medium, frattanto, anche se lentamente, stava riacquistando peso. Pian piano si svegliò dalla trance, e appena fu cosciente si stupì di trovarsi fra le braccia dello zio.

LA MANO INCANDESCENTE – I FIORI MAGICI

   Durante un’altra seduta Amato dice che sta materializzando una mano. Infatti poco dopo una mano luminosa compare ad un tratto al di qua delle tende chiuse. E’ sospesa in aria ad un’altezza di circa mezzo metro sopra le teste dei presenti; si muove lentamente, scostandosi sempre più dalle tende. Questo arto, che termina al polso, assume gradatamente ed abbastanza in fretta, luminosità sempre più brillante ed appare agli assistenti come una sorgente di luce. La materia di cui è composta la mano sembra incandescente e nello stesso tempo emana una fosforescenza molto accentuata, forse dovuta all’intensa luminosità. I presenti seguono con sguardo attonito e meravigliato questo nuovo prodigio e si rendono ben conto della realtà del fenomeno, ma nessuno di loro avverte calore proveniente dalla mano, il che fa supporre che si tratti di una “ incandescenza fredda “.

Dopo che la luce sembra aver raggiunto il massimo splendore, lentamente va attenuandosi, per poi assumere un colore rosso fuoco molto ben visibile. Sempre quella stessa mano, che nel frattempo ha continuato a spostarsi, si dirige poi sulle corde di una chitarra appesa ad una parete e le fa vibrare armonicamente, comportandosi così come se fosse un arto umano vivente. Poi scompare. La distanza che intercorre fra le tende chiuse e il punto della parete a cui è appesa la chitarra è di circa tre metri e mezzo.

Prima della seduta, sul tavolo che si trova nel gabinetto medianico è stato sistemato un mazzo di garofani. Amato informa che ne porgerà alcuni allo zio. La camera dove si trovano i partecipanti è rischiarata dalla luce rossa; le tende sono ancora chiuse. I garofani sono offerti da Amato in un modo che nessuno avrebbe immaginato. Esso li dà allo zio uno alla volta. Per far ciò non scosta affatto le tende, ma ad ogni garofano fa attraversare la stoffa. Materia che penetra entro altra materia senza subire alterazione di sorta. I fiori si muovono come se una mano invisibile li sorreggesse per lo stelo. E’ notato soltanto che ogni garofano, al momento in cui attraversa le tende, assume una luminosità fosforescente, che scompare appena il passaggio è avvenuto. Lo zio li raccoglie ad uno ad uno mentre sono ancora sospesi in aria.

.