INFESTAZIONI

Su Apparizioni Apporto Corrispondenze incrociate Calchi medianici Identificazione spiritica Impronte infuocate Infestazioni Materializzazioni Xenoglossia

INFESTAZIONE  -  POLTERGEIST

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   Viene così chiamata una manifestazione spontanea di fenomeni paranormali di vario genere, che sembra legata a un dato luogo, abitato o disabitato, edificio o località aperta, e può durare anche decine di anni, senza che sia necessaria la presenza di un medium. I fenomeni sono quanto mai vari: apparizioni di fantasmi, movimenti di oggetti, voci, rumori di passi, colpi, fruscii, sferragliamenti, gemiti, risate, canti, venti freddi, odori di fiori, di bruciato, di zolfo, incendi spontanei e via dicendo. A volte si tratta di un solo fenomeno che si ripete regolarmente, altre volte si presenta quasi tutta la gamma.

   Da non confondere con il “ Poltergeist “, anche se la gamma dei fenomeni, salvo le apparizioni fantomatiche, sono più o meno uguali. La principale differenza tra le due categorie è che nel “ Poltergeist “, a differenza dei casi prettamente infestatori, non si nota una matrice intelligente o mirata ma piuttosto la manifestazione incontrollata di una sorta di energia che sembrerebbe quasi sempre, o forse sempre, legata alla presenza di un adolescente e che scompare con l’allontanamento dello stesso dal luogo della manifestazione dei fenomeni.

   Riporteremo, ora, alcuni casi classici di infestazione e cominceremo dal più classico di tutti. Un episodio che ha interessato oltre un secolo di tempo, numerosissimi, ovviamente, testimoni e tutta la gamma dei fenomeni della categoria e un investigatore eccezionale per preparazione e rigore di sperimentatore che lo ha investigato per oltre 16 anni: Harry Price, proprio a causa del suo estremo rigore chiamato “ cacciatore di spiriti “.

 

   1 – L’INFESTAZIONE DI BORLEY – Dall’ Enciclopedia “ L’Altro Regno “ a cura di U. Dèttore.

   La parrocchia di Borley, poco distante da Sudbury nella contea di Suffolk in Inghilterra, fu costruita, accanto alla chiesa del luogo, nel 1863 dal pastore Henry D. E. Bull: era un edificio di due piani che sorgeva sulle fondamenta di una costruzione molto più antica: secondo la tradizione un convento. Padroni del luogo erano stati per molti secoli i Waldegrave, la cui tomba si vede ancora nella chiesa di Borley, e un’antica leggenda parlava di un Waldegrave il quale, nel seicento, avrebbe rapito una suora francese. Già al tempo del pastore Bull apparvero fenomeni di infestazione: in particolare si vedeva il fantasma di una monaca aggirarsi nella campagna attorno e appariva una carrozza spettrale tirata da due cavalli al galoppo: la carrozza che avrebbe portato sul luogo la rapita e il rapitore. Nel 1892, al vecchio Bull succedette il figlio, che si chiamava come lui e che rimase nella parrocchia, con le sue tre sorelle, fino al 1927, anno della sua morte. In questo periodo i fenomeni si accentuarono: più volte le tre sorelle, il personale di servizio e alcuni loro parenti videro lo spettro della monaca che scivolava lentamente lungo il sentiero, sempre lo stesso, recitando il rosario e con il volto atteggiato  a un’espressione di intenso dolore. Inoltre i numerosi campanelli a tirante della parrocchia squillavano ora qua ora là, si udiva rumore di passi, finestre di stanze disabitate si illuminavano, si udiva o si vedeva passare la carrozza fantomatica, apparivano gli spettri di un uomo vestito di nero col cappello a staio, di una fanciulla vestita di bianco e di un uomo senza testa. A questi fantasmi si unì poi quello del vecchio Bull, che si vedeva scendere le scale con un fascio di manoscritti in mano.

   Nel giugno del 1929, il direttore del “ Daily Mail “ decise di mandare un suo cronista, un certo Wall, alla parrocchia di Borley, dove il nuovo pastore, il rev. G. E. Smith, era a sua volta vittima dell’infestazione; e il giornalista ne avvertì Price, noto come appassionato “ cacciatore di spiriti “ e competentissimo in questo campo. Il Price accorse immediatamente per svolgere un’indagine regolare ottenendo dal rev. Smith una prima relazione dei fatti: spettri, campanelli, rumore di passi, finestre illuminate e, in più, chiavi che saltavano contemporaneamente dalle serrature delle porte, oggetti che si muovevano, vasi che balzavano contro le pareti andando in frantumi, il teschio di una giovane donna trovato bene impacchettato in una libreria, lamenti terrificanti, una voce femminile che implorava:” No, Carlos, no, non lo fare! “

   L’ indagatore visitò accuratamente la casa, sigillò porte e finestre, esaminò i campanelli che, per la maggior parte, avevano i fili tagliati. Poi, verso il crepuscolo, si appostò in giardino col Wall. Dopo un’ora quest’ultimo gridò di vedere il fantasma della monaca tra i cespugli; anche lo studioso, voltatosi in ritardo, ebbe l’impressione di scorgere un’ombra nel fogliame. Poco dopo, il grosso vetro della veranda andava in frantumi, colpito da un misterioso mattone, un candeliere di vetro si infrangeva giù per le scale, si ebbe una pioggia di tegole e sassi, i campanelli squillarono furiosamente, le chiavi dello studio e del salotto schizzarono via dalle serrature. Nel corso di questa prima inchiesta il Price potè parlare con le tre sorelle Bull e con un vecchio giardiniere che era stato per vari anni al servizio dei Bull; e potè così avere numerosi particolari sui fenomeni che già gli erano apparsi innegabili. Tornò più volte a Borley, in quello stesso anno, e, essendo partiti gli Smith, potè disporre per qualche tempo della canonica vuota. I fenomeni continuarono con andamento intelligente: il Price potè rivolgersi alle misteriose forze che li provocavano e ottenere che si ripetessero a richiesta.

   Dal 1930 al 1935 un nuovo pastore, L.A. Foyster, con la moglie e due bambini, ebbe il coraggio di abitare a Borley sfidando una vera e continua tregenda, tanto più che la signora Foyster, Marianne, aveva poteri medianici: oggetti vari scomparivano e ricomparivano, l’ombra del vecchio Bull apparve più volte, voci misteriose chiamavano per nome la signora Foyster, una pila di libri religiosi che nessuno aveva mai visto fu trovata nella piattaia in cucina, talora i coniugi Foyster venivano duramente colpiti da oggetti lanciati con forza. Tentativi di esorcismo peggiorarono la situazione. Sui muri e su foglietti volanti si trovarono scritti che chiedevano aiuto a Marianne. Nell’ottobre del 1931 il Price fece ancora un’inchiesta: Il Foyster lo accolse cordialmente e gli offerse del vino che, appena nel bicchiere, si mutò in inchiostro. Poi si manifestarono ancora i soliti fenomeni: campanelli squillanti, piogge di sassi, bottiglie che andavano in frantumi. Infine la signora Foyster si trovò chiusa a chiave nella sua stanza, sebbene la serratura non avesse chiave, e solo dopo una preghiera recitata in comune la porta si aprì misteriosamente. Da un’amica dei Foyster, il Price seppe che, pochi mesi prima, vi era stato nella parrocchia un principio d’incendio, spento a fatica sotto una pioggia di sassi; messaggi che chiedevano “ luce, messe e preghiere “ erano apparsi scritti sui muri; passi misteriosi si erano sentiti sulle scale. Prima di lasciare Borley, lo studioso pregò di essere tenuto al corrente di quel che sarebbe avvenuto nella parrocchia: continuarono le apparizioni di fantasmi, le stragi di stoviglie, gli squilli di campanelli, i passi.

   Nel 1935 i Foyster lasciarono infine la parrocchia, che rimase vuota. Due anni dopo, il Price la prese in affitto e, mediante un annuncio sul “ Times “, raccolse una quarantina di collaboratori, medici, ingegneri, scienziati, tutti più o meno scettici e decisi a studiare il fenomeno. Fu visto ancora il fantasma della monaca, furono accertati fenomeni di telecinesi, luminosi, acustici, apporti, venti freddi; matite scrissero da sole sui muri, serrature si chiusero e si aprirono da sole. Le relazioni di questi fenomeni vennero firmate da numerosi testimoni.

   Nel 1938 la parrocchia venne acquistata dal capitano Gregson. Nella notte fra il 27 e il 28 febbraio del 1939 una pila di libri si rovesciò improvvisamente su di una lampada a petrolio, che si spezzò provocando un incendio: la parrocchia fu distrutta eccetto il piano terreno. Circa un anno prima, durante una seduta medianica, che però non fu tenuta nella parrocchia, un’entità, comunicando con la “ Planchette “, aveva predetto quell’incendio. I fenomeni continuarono tuttavia nella parrocchia ormai in rovina: si vide più volte il fantasma di una signora vestita di blu, si udì lo scalpitare dei cavalli della carrozza spettrale. Nel 1943 un gruppo di ufficiali polacchi e inglesi trascorse due notti in quella che, ormai, secondo una definizione del Price, veniva chiamata “ la casa più infestata d’Inghilterra “: furono uditi colpi sordi e bisbigli, porte si aprirono e chiusero rumorosamente, mattoni volarono per aria. Il Price continuò di tanto in tanto le sue visite: nel 1944 potè fotografare un mattone sospeso nell’aria. Infine le rovine vennero rimosse e il terreno livellato, ma nel 1945 si ebbero ancora notizie di fenomeni, sebbene più deboli.

   Frattanto gli spiritisti si erano dati da fare. Si ottennero messaggi dalla monaca, la quale affermò di chiamarsi Maria Lairre, di essere stata rapita da un Waldegrave dal suo convento di Le Havre e di essere stata da lui strangolata il 17 maggio del 1667 e sepolta presso un muro. Il Price, sulla base di queste comunicazioni, fece scavare un pozzo esistente nella cantina e vi trovò i resti di un teschio che fu giudicato appartenere a una giovane donna.

   L’infestazione della parrocchia di Borley è fra le più studiate e documentate, particolarmente importante, inoltre, perché i fenomeni avvennero indipendentemente dalla presenza di adolescenti, che, in questi casi, funzionano regolarmente da medium. Price, notoriamente contrario allo spiritismo, giunse alla conclusione che solo l’ipotesi spiritica poteva spiegare quasi tutto l’insieme dei fatti, e ammise la sopravvivenza, sia pure temporanea, di un qualche residuo degli ego, o personalità, umani. La vicenda, tuttavia, non finisce qui. Alcuni anni dopo la morte di Price, avvenuta nel 1948, la Società per la Ricerca Psichica di Londra, che si andava orientando verso un atteggiamento sempre più scettico, mise in dubbio i risultati del ricercatore e incaricò tre suoi membri, Eric J. Dingwall, Kathleen H. Goldney e Trevor H. Hall, di fare nuove inchieste. Sebbene i primi due avessero collaborato a lungo col Price senza mai fargli accuse finchè fu in vita, i tre si peritarono di denigrarlo ferocemente dopo la sua scomparsa concludendo che tutti i fenomeni della parrocchia di Borley erano stati da lui inventati per farsi pubblicità. ( tenere conto che il Price era nato nel 1881 e che i primi fenomeni infestatori  “ documentati “ a Borley risalgono al 1863. Quindi  avrebbe inventato tutta la storia ,per farsi pubblicità … 18 anni prima di nascere ). La loro relazione negli Atti della Società e il libro che scrissero sull’argomento sono evidentemente ispirati a un atteggiamento malevolo che giunge a negare l’evidenza: perfino le testimonianze dei 48 osservatori raccolti dal Price vengono considerate dubbie o false. Contro di essi insorse, a difesa del Price, lo psicanalista e parapsicologo Nandor Fodor, che definì il loro rapporto “ diabolico, scandaloso e vile “. Anche Philips Paul, Hareward Carrington e A.M. Low sostennero la buonafede dello studioso scomparso. In realtà il Dingwall e la Goldney erano notoriamente accaniti negatori del paranormale in genere e lo Hall, alcuni anni dopo, avrebbe tentato d’infamare la memoria del Crookes con un libello: ben poco credito si può dare alla loro indagine evidentemente settaria. Aggiungiamo che nel 1953 e nel 1955, l’anno stesso in cui appariva l’opera denigratrice dei tre, un medico che abitava a poco distanza dalla parrocchia demolita e lo stesso proprietario del terreno su cui quella era sorta, affermarono di aver visto, più volte e senza possibilità di dubbio, il fantasma della monaca.

 

2 – IL CASTELLO DI T… IN NORMANDIA – dal vol. “ Dei Fenomeni d’Infestazione “ di E. Bozzano – pag. 22 e seg.

   Venne pubblicato in due riprese dalle “ Annales des Sciences Psychiques “, negli anni 1892 – 1893, ed è un caso interessantissimo, la cui relazione presenta il vantaggio di consistere in un diario redatto giorno per giorno, al momento in cui si producevano i fenomeni: ciò che vale ad eliminare ogni possibilità di errori mnemonici. Tornerà utile far precedere la narrazione dalla seguente lettera che il proprietario del castello infestato e redattore del diario, indirizzava al dott. Morice.

              Egregio Signore

   … Per principio, il mio più grande desiderio sarebbe stato che nessuno si occupasse di me, né di ciò che avvenne in casa mia all’epoca in cui abitavo a T… Essendo stato testimone di tutte le manifestazioni che ivi si produssero, non posso non averne conservato un ricordo poco gradito, e voi ne converrete; e tenuto conto delle opinioni così spesso leggermente formulate in proposito, io non ne parlo che coi pochissimi i quali dimostrano di considerare il tema da un punto di vista serio; come appunto è il caso vostro. E dal momento che a voi si richiede una relazione di carattere scientifico, io non mi rifiuto, ma in pari tempo mi rivolgo alla vostra delicatezza pregandovi di farmi leggere la vostra relazione prima di pubblicarla, e sopratutto di tacere assolutamente il mio nome e quello di tutti i nominati nel diario. Molti dei testimoni sono tuttora viventi, e potrebbe darsi che per un sentimento che noi dobbiamo rispettare, non gradissero di vedere i loro nomi figurare in una relazione stampata dei fatti. Non fu così per la redazione delle mie note, poiché avevo piena autorizzazione dai testimoni di citare i loro nomi; ma essi sapevano che il diario doveva rimanere nell’intimità delle famiglie.

   ( Firmato: F. De X. – addì 3 agosto 1891 )

-      Relazione dei fenomeni occorsi nel castello di T… in Normandia

 

   … Da cinque anni avevamo ripresa la nostra calma e la nostra sicurezza, e non si parlava più di quanto era avvenuto, salvo con qualche parente o amico. E perciò la nostra delusione è ora grande nell’assistere al rinnovarsi di manifestazioni analoghe a quelle del 1867; e tutto fa temere che il castello da noi abitato stia per divenire nuovamente teatro di manifestazioni che ne renderanno impossibile il soggiorno.

   Volge ora il mese di ottobre 1875; ed io mi propongo registrare in questo diario, giorno per giorno, i fenomeni occorsi nella notte. Premetto che in epoca in cui i rumori si producevano mentre la terra era coperta di neve, non furono mai notate orme di passi intorno al castello; e che in altre circostanze, ho teso segretamente dei fili a tutti gli accessi, senza mai rinvenirli strappati. Al momento in cui scrivo – ottobre 1875 – la mia famiglia è così costituita: Coniugi De X. E figlio; monsignore abate D. precettore; Emilio, cocchiere; Augusto, giardiniere; Amelina, cameriera; Celina, cuoca. Tutti i domestici dormono nella casa, e meritano intera la nostra fiducia.

   Mercoledì 13 ottobre – Monsignore abate D. viene ad annunciare che il proprio seggiolone si muove. Io e mia moglie lo accompagniamo nella sua camera, prendiamo minuziosa nota del posto occupato da ogni singolo oggetto, e con liste di carta ingommata fissiamo sul pavimento un piede del seggiolone. Prima di congedarci, raccomandiamo all’abate di chiamare suonando, non appena si producessero fenomeni. Alle ore dieci meno un quarto, l’abate avverte una serie di colpi nel muro, abbastanza forti per essere uditi da Amelina che dorme nella camera di fronte; e subito dopo, in un angolo della camera, ode un rumore caratteristico in tutto simile a ciò che si produrrebbe caricando un orologio a pendolo. Scorge intanto che un candeliere di metallo si muove cigolando sul camino, e che il seggiolone ricomincia a sua volta a spostarsi. Non osa muoversi e suona. Io accorro subito, e riscontro che il seggiolone si è spostato di almeno un metro, voltandosi dalla parte del camino; che la padellina di un candeliere, da me collocata accanto ad esso, è invece posta sul candeliere; che l’altro candeliere è spostato fino a sporgere dall’orlo del camino, e che una statuetta aderente allo specchio si è spostata di venti centimetri. Tornato in camera, e trascorsi venti minuti, noi tutti avvertiamo due colpi violentissimi provenienti dalla camera dell’abate, che immediatamente, chiama suonando. Egli mi informa che i due colpi furono battuti sulla porta del proprio gabinetto ai piedi del letto.

   Venerdì, 15 ottobre - … Alle ore 11 e un quarto, siamo tutti svegliati da un succedersi di colpi fortissimi nella sala verde. Insieme ad Augusto, intraprendo subito una perquisizione per la casa, e mentre siamo entrambi nel salone, avvertiamo dei colpi nel guardaroba. Accorriamo subito: niente. Mia moglie ed Amelina sentono trascinare pesantemente e poi capitombolare un mobile al piano soprastante, dove non è nessuno.

   Domenica, 31 ottobre – Notte molto agitata. Sembra che qualcuno salga le scale del piano terreno con rapidità superiore all’umana, pestando i piedi ad ogni passo. Si odono sul pianerottolo cinque colpi a tal segno violenti da far traballare tutti gli oggetti appesi alle pareti. Si direbbe che una pesante incudine, o una grossa barra di ferro sia stata scaraventata contro il muro, in guisa da scuoterne il fabbricato intero; e nessuno di noi è in grado di precisare il punto in cui si vibrano i colpi. Siamo tutti alzati e radunati nel corridoio del primo piano. Intraprendiamo in massa una visita minuziosa per la casa, senza scoprire nulla. Torniamo a letto, ma nuovi colpi violenti obbligano tutti a lasciarlo; e fino alle tre del mattino non è più concesso di riprendere sonno.

   Mercoledì, 8 novembre – Alle ore 10 e 20, siamo tutti svegliati da un succedersi di passi rimbombanti che salgono rapidamente le scale; quindi una serie di colpi fortissimi fa traballare i muri. Ci alziamo tutti; e poco dopo udiamo il rumore di un corpo pesante ed elastico che discende le scale dal secondo al primo piano, saltando vivacemente da un gradino all’altro. Giunto in fondo, prosegue rotolando nel corridoio, arrestandosi sul ripiano. Immediatamente risuonano due colpi assordanti, quindi un altro colpo formidabile, come se avessero lanciato a tutta forza una mazza ferrata contro la porta della sala verde. Seguono dei colpetti saltellanti che si direbbero prodotti da zampe di animali che si rincorrono.

   Sabato, 5 novembre – Alle ore 2, un qualche essere si lancia a tutta corsa su per le scale, dal vestibolo al primo piano, traversa il corridoio, e sale anche le scale del secondo piano, producendo un’eco fragorosa di passi che nulla presentano di umano. Tutti abbiamo sentito: si sarebbe detto che fossero due gambe prive di piedi che camminassero sui moncherini…

   Martedì, 10 novembre – Alle ore una, si fa sentire una galoppata precipitosa nel vestibolo e su per le scale; quindi un colpo fortissimo sul ripiano, seguito da altri tre più violenti ancora sulla porta della sala verde. Di fuori mugge la tempesta con pioggia, fulmini e raffiche di vento, aumentando l’orrore di questa notte… D’un tratto, udiamo un grido, poi un suono di corno così potente da dominare la tempesta, e sembrano provenire dal di fuori. Poco dopo seguono tre gridi acutissimi, da tutti uditi; essi pure provengono dal di fuori, ma si sono di molto approssimati al castello. All’una e trenta, si fa sentire un colpo sordo al secondo piano; quindi ancora un lungo acutissimo grido, poi un secondo, e sembrano grida di donna che implori soccorso dal di fuori. All’una e quarantacinque, sentiamo all’improvviso rinnovarsi tre o quattro volte le medesime grida acutissime nel vestibolo, poi sulle scale. Siamo tutti alzati, ed abbiamo subito intrapreso una perquisizione generale, riuscita inutile. Torniamo a letto; alle ore 3,20 si rinnova una galoppata nel corridoio, quindi due gridi più deboli nell’interno del castello.

   Venerdì, 13 novembre – Non solo siamo perseguitati di notte, ma ora si comincia anche di giorno. Oggi, alle tre, colpi nello studio presso la sala da pranzo; perquisizione immediata, ma inutile. Alle 3,15, rumori nella sala verde. Vi accorriamo, e troviamo che un seggiolone si è spostato ed è venuto a porsi contro la porta, in modo da ostacolarne l’accesso. Lo rimettiamo a posto. Alle 3,40, si ode un calpestio nella camera di mia moglie: era un seggiolone che passeggiava. Facciamo una seconda visita alla sala verde, e troviamo che la porta è nuovamente barricata all’interno da un seggiolone appoggiato contro i battenti.

   Sabato, 13 novembre ( notte ) - … A mezzanotte e un quarto, si udire due urli forsennati sul pianerottolo. Non sono più grida di donna che piange, ma urli furiosi, disperati, maledetti, urli di dannati o di demoni. Seguono per più di un’ora dei colpi violenti.

   Martedì, 21 dicembre – Alla sera, noi sentiamo dei colpi nella camera di mia moglie, seguiti dalla caduta rumorosa di numerosi oggetti. Perquisizione inutile; e non si rinvengono oggetti spostati.

   Lunedì, 27 dicembre – Ore 6,30. Mentre Celina discende le scale, si odono colpi che la seguono in tutto il percorso. Dalla nostra camera li abbiamo uditi perfettamente. Celina li sentì ma non vide nulla.

   Mercoledì, 29 dicembre - … Mia moglie avverte dei rumori nella camera dell’abate, ed accorre a vedere, accompagnata dall’abate stesso. Giunta in prossimità della porta, sente ogni cosa agitarsi nell’interno; allunga il braccio destro per afferrare la maniglia, e improvvisamente la chiave gira nella toppa, si stacca e si avventa su di lei, colpendola fortemente alla mano sinistra. L’abate fu testimone del fatto. Il colpo fu abbastanza forte perché due giorni dopo ne fosse ancora visibile l’ammaccatura e sensibile il punto.

   Domenica, 2 gennaio 1876 – Ore 6,30 ant. Parecchi forti colpi nel corridoio. Da rilevare il fatto che per tre mattine di seguito, coloro che discendono le scale, sono seguiti fino al piano terreno, passo per passo, gradino per gradino, da colpi che si arrestano o proseguono con loro. Anche il vicario della parrocchia di T. è stato seguito dai colpi, senza ch’egli abbia veduto nulla.

   Lunedì 3 gennaio – Questa sera, alle ore 5 e 15, mentre mi trovavo solo nel salone coi lumi accesi, furono battuti cinque forti colpi sul tavolo, a due metri dal mio posto. Mi volsi rapidamente ma non vidi nulla.

   Mercoledì, 5 gennaio – Arrivo del reverendo Padre H. L. inviatoci da Monsignore affinchè giudichi i fatti, e venga in nostro aiuto.

   ( Durante il soggiorno del reverendo Padre H. L. ) Con l’arrivo del rev. Padre H. L. si fece improvvisamente una calma completa: nulla più ci disturbò né di giorno né di notte, fino al 15 gennaio; giorno in cui egli praticò una cerimonia religiosa. Da quel momento ricominciarono i rumori isolati nella notte, talora abbastanza violenti, ma troppo lontani dalla camera del rev. Padre perché fossero da lui percepiti. Il giorno 17 egli si congedò, e immediatamente si rinnovarono i fenomeni con l’intensità e la gravità di prima.

   Notte del 17 gennaio – Alle 11 un tonfo, come di corpo pesante caduto nel corridoio del primo piano, subito seguito dal rotolare di una grossa palla che va ad urtare violentemente contro la porta della sala verde. Interminabile galoppata al secondo piano, seguita da 20 forti colpi nello stesso punto, e da 18 colpi nell’interno della sala verde. Alle 11 e 35, altri cinque colpi violentissimi sulla porta della sala verde; quindici colpi sordi nella scala al secondo piano; due colpi sul pianerottolo; dieci colpi potenti nella scala: tutto vibra e traballa intorno a noi.

   Notte del 20 gennaio – Ore 1 e 25 … Quattro acutissimi gridi intesi da tutti. Seguono diversi muggiti provenienti dal di fuori, ma echeggianti al livello delle finestre; e subito dopo, due colpi di randello nelle scale; poi dieci colpi fortissimi, e una sorta di tamburo che suona al secondo piano…- Ore 5 e 45 – Mia moglie che aveva il lume acceso, ode il tonfo di un corpo voluminoso che dal tavolo cade pesantemente sul pavimento. Essa guarda e non vede nulla.

   Giornata del 25 gennaio – Ore 5 e 10 pom. Monsignore l’abate stava leggendo il breviario, quando improvvisamente cadde una massa d’acqua dal camino, spegnendo il fuoco e proiettando intorno nembi di cenere che ricoprirono l’abate e quasi l’accecarono. Noto che da tre giorni il tempo è splendido.

   Notte del 25 gennaio – Ore 1 e 30, Per venti volte di seguito, il castello è scosso dalle fondamenta. Seguono sette colpi nella sala verde; poi dei colpi così rapidi che non si possono contare; due altri colpi sulla porta della sala verde; dodici sulla porta della camera di Maurizio; tredici, così potenti da scuotere ogni cosa; poi cinque, poi dieci, poi diciotto; tutto traballa, pareti e mobili, e non si ha tempo di scrivere. Nove colpi spaventosi sulla porta della camera verde; suono di tamburo accompagnato da colpi; altri sette colpi che scuotono l’intero edificio; un altro colpo assordante; poi una serie di dieci colpi battuti a due per volta. Seguono dei muggiti di toro, poi degli urli inumani, furiosi presso alla porta di mia moglie nel corridoio. Mia moglie si alza, e suona per fare alzare gli altri. Quando tutti siamo adunati nella camera dell’abate, si odono ancora due muggiti e un urlo. Alle ore 4 e 20 torniamo a letto. Mia moglie sente un forte colpo battuto sull’organo a due metri da lei, seguito da tre colpi che non riesce a localizzare. I rumori di questa notte furono distintamente uditi dalla fattoria.

   Gennaio 28 – Abbiamo fatto dire una novena di messe a Lourdes; quindi il reverendo Padre ha praticato gli esorcismi di rito, e da quel momento tutto è cessato.

   Qui pongo termine, scrive il Bozzano, alle citazioni dal dario del signor F. De X. E riferisco i brani salienti delle numerose convalidazioni testimoniali. Ecco una lettera di Monsignore l’abate D. precettore del figlio dei coniugi De X. E’ indirizzata al dottor Morice, in data 12 gennaio 1893.

                               Egregio Signore,

   … Posseggo anch’io una copia del diario del signor F. De X.. Attesto ch’ebbi ad assistere a tutti i fatti occorsi nel castello di T. dal 12 ottobre 1875 al 30 gennaio 1876; come posso attestare altresì che i fatti in questione non avevano origine umana. I rumori furono intesi da un gran numero di testimoni, e i colpi erano a tal segno violenti che si udivano alla distanza di 500 metri. Non vi farò l’numerazione dei fatti, perché li conoscete; aggiungerò soltanto che i rumori si facevano sentire anche nell’antico castello, come mi dichiararono vecchi servitori che li avevano uditi. Il signor F. De X. Aveva preso inutilmente tutte le precauzioni immaginabili. Come mai un uomo avrebbe potuto introdursi nella mia camera, e darsi a spostare oggetti, senza che lo vedessi? E perché spargere a terra tutti i miei libri, salvo tre volumi di sacre scritture? Come fare a salire sul culmine del mio camino per rovesciare una massa d’acqua sul fuoco e ricoprirmi di cenere? E tutto ciò si produsse di giorno, in tempo di siccità, e in presenza del mio allievo, che fuggì terrorizzato. Gli urli che noi sentivamo non erano umani; e talora i muri del castello erano scossi al punto ch’io temevo di vedermi cascare addosso il soffitto. Dove trovare un uomo capace di tanto? Per me non conosco che il demonio.

   In merito alla presunta efficacia degli esorcismi, ecco una rettifica del dott. Morice, indirizzata al dott. Dariex, direttore delle “ Annales “:

                                       Egregio Dottore,

   Come si è visto dall’ultima fase del diario pubblicato, il signor F. De X. Aveva attribuito la cessazione dei fenomeni alle cerimonie dell’esorcismo e della novena a Lourdes. Quando così scriveva, vale a dire in data 29 gennaio, egli era certamente in buona fede; ma gli eventi non tardarono a disingannarlo. La cerimonia dell’esorcismo non diede per sé stessa risultato alcuno. Fu praticata il 14 o il 15 gennaio, e noi sappiamo dal diario stesso ciò che si produsse da tale data fino al 29 gennaio. Nondimeno bisogna riconoscere che dopo le preghiere ordinate dal prete esorcizzatore, la calma parve ristabilirsi alla fine di gennaio. E tale periodo di tranquillità si prolungò per qualche mese; ma sul finire di agosto, e soprattutto in settembre, il castello di T. ridivenne il teatro di fenomeni tanto straordinari quanto i precedenti; ed è veramente deplorevole che il signor De X. Abbia smesso di annotarli nel suo diario a misura che si producevano.

   ( Firmato: M. G. Morice, in data 12 gennaio 1893 )

   Per ottenere ragguagli intorno alla seconda serie di fenomeni, il dott. Morice ricorse all’abate M. che nel febbraio 1876 aveva sostituito l’abate D. quale precettore del figlio dei coniugi De X.

   In una lettera datata 20 gennaio 1893, l’abate M. risponde in questi termini al dott. Morice:

                                 Egregio Signore,

   … Perché il signor F. De X. Termina così bruscamente il suo giornale? Dopo gli esorcismi erasi prodotta una calma quasi completa; ed erasi realizzato un fenomeno quasi incredibile, che diede luogo a grandi speranze per l’avvenire. Ecco il fatto: Voi sapete dal diario, che medaglie di San Benedetto, croci e medaglie di Lourdes, furono appese a tutte le porte. Prese insieme, esse formavano un cumulo abbastanza pesante e voluminoso. Voi sapete altresì, che nella notte seguente si produsse un trambusto spaventoso, e che il domani si riscontrò la sparizione delle croci e delle medaglie, che non furono più rinvenute; ed erano molte, perché molte erano le porte. Dopo di che erasi prodotta la calma, che valse a sollevare gli animi di tutti, ma che purtroppo non durò che due o tre giorni. Un mattino verso le dieci e mezza, la signora De X. Stava scrivendo inginocchiata dinanzi a un piccolo scrittoio, quando vede piombare a sé dinanzi sullo scrittoio stesso, un grosso pacco di medaglie e di croci. Di dove provenivano? Erano le medaglie da noi appese alle porte; mancavano solo quelle di Lourdes…

   Un’altra volta, nella mia camera, un cassettone pieno di libri e di biancheria, si solleva a cinquanta centimetri dal suolo, e vi rimane per qualche tempo. Il mio allievo me lo fa notare, ed io faccio forza con le mani sopra il cassettone, il quale non cede; ma poco dopo ridiscende spontaneamente. Erano le tre del pomeriggio…

   Quest’altra lettera, che una signora testimone dei fatti indirizzava al dott. Dariex, in data 14 settembre 1892, fornisce ragguagli sui fenomeni che si producevano nell’antico castello, poi demolito. La signora Le N. des V. narra quanto segue:

   … Il signor De X. Ebbe il castello in eredità. L’antica signorina De Z. pare sia morta nell’impenitenza finale, e si diceva ch’essa apparisse sovente nel castello. Non so quanto tempo sia trascorso dalla sua morte alla presa di possesso da parte dell’erede. Quando si produssero i primi rumori, il signor De X. Pensò di avere a che fare con dei viventi desiderosi di spaventarlo e indurlo ad abbandonare il castello, che in tali circostanze si sarebbe venduto a basso prezzo, compresi i possedimenti all’intorno. Fece quindi fare le più rigorose indagini, scavando nelle cantine e perforando i muri, allo scopo di accertarsi che non esistevano passaggi segreti attraverso i quali potessero introdursi degli estranei. Tutto fu inutile, e malgrado l’estrema vigilanza, nulla si pervenne a scoprire che delucidasse il mistero, e intanto i fenomeni si andavano intensificando a dispetto delle precauzioni. Allora il signor De X. Si procurò due feroci cani da guardia, che alla notte venivano sguinzagliati. Un giorno gli animali presero ad abbaiare furiosamente nella direzione di una densa macchia di cespugli nel giardino, e la loro insistenza fu tale, che il signor De X. Sospettò vi si fossero nascosti dei malviventi. Si armò, e fece armare i servitori; poi tutti uniti circondarono la macchia, e vi aizzarono contro i cani. Questi vi si precipitarono con furore, ma appena vi furono penetrati i loro latrati minacciosi si tramutarono in ululati di terrore, come quando si somministra ai cani una correzione. Tornarono indietro a coda bassa, e non fu più possibile farli rientrare nella macchia. Allora vi penetrarono gli uomini, rovistandola in ogni senso, ma senza scoprire nulla… Ciò avveniva nell’antico castello, ora demolito.

… Non ricordo bene in quale dei due castelli sia occorso il fatto seguente: Un ufficiale, amico o cugino dei proprietari, volle dormire una notte nella camera particolarmente infestata, in cui non dormiva nessuno. Aveva con sé la rivoltella, e si proponeva di sparare su chiunque avesse osato disturbarlo nel sonno. Si addormentò con la candela accesa, ma si risvegliò nell’oscurità, avvertendo intorno a sé come un fruscio di vesti seriche, e riscontrando che qualcuno traeva a sé il proprio copriletto. Rivolse la parola al visitatore notturno, e non ottenendo risposta, si affrettò ad accendere la candela; ma questa si spense immediatamente: tre volte la riaccese e tre volte si spense. Siccome continuavano il fruscio e la trazione del copriletto, si decise a sparare nella direzione in cui la trazione avveniva; dimodochè avrebbe dovuto colpire quasi a bruciapelo l’essere che vi si trovava. Invece le scariche furono vane; e l’indomani si rinvennero le palle incastrate nella parete.

 

3 – INCREDIBILE SASSAIOLA – Dal vol. “Dei Fenomeni d’Infestazione “ di E. Bozzano – pag. 175 e seg.

   Nel febbraio del 1913 tutti i giornali del Belgio pubblicarono ampi ragguagli sopra un caso di “ sassaiola infestatoria “ avvenuto nel loro paese. Il direttore di un giornale di Anversa:” Le Sinceriste “, si recò sul posto ad interrogare i gendarmi e il proprietario della casa, riportandone piena conferma dei fatti. Egli scrive:

   Tutti i giornali del paese hanno riferito il fenomeno singolare della pioggia di pietre senza operatore visibile, quale si è prodotto a Marcinelle, presso Charleroi, nella casa del signor Van Zanten, via Cèsar De Paepe.

   Le manifestazioni cominciarono giovedì 30 gennaio e finirono domenica 2 febbraio, persistendo per circa 4 giorni, e mettendo in moto la polizia e la gendarmeria, col risultato che le loro indagini non approdarono a nulla.

   Il giorno 5 febbraio mi recai sul posto. La casa in cui si svolsero i fenomeni è l’ultima di una serie di costruzioni analoghe, ed è circondata da un grande giardino alberato. Mi rivolsi ad un agente di pubblica sicurezza il quale ebbe parte preponderante nell’organizzazione della sorveglianza; ed egli mi dichiarò che nell’evento di cui dovette occuparsi, una circostanza sopra tutte lo aveva altamente stupito, ed era la singolare esattezza del tiro; giacchè i proiettili colpivano palesemente il punto prescelto dall’operatore invisibile. Egli aggiunse:” Ho visto una pietra colpire nel centro un grande cristallo, ed altre pietre in successione colpire a spirale intorno al primo foro, in guisa da frantumare il cristallo metodicamente e totalmente. Egli affermò che in base all’inchiesta, le pietre provenivano dal lato opposto del quadrilatero di case, a circa 150 metri di distanza; di guisa che per ottenere tanta precisione di tiro, l’operatore avrebbe dovuto servirsi di una catapulta potente e perfettamente regolata. Io gli feci osservare che neanche l’ipotesi della catapulta avrebbe risolto il problema, tenuto conto che i proiettili differivano in forma, peso, grandezza e densità e in conseguenza ciascuno di essi avrebbe dovuto seguire una traiettoria diversa per effetto della resistenza dell’aria e dell’azione del vento; talchè potevasi affermare che un tiro tanto preciso con proiettili disparati esorbitava da ogni potere umano. Poco dopo mi recai ad interrogare il signor Van Zanten, che con distinta cortesia accondiscese a farmi visitare la casa, indicandomi i danni sofferti, mostrandomi il cumulo dei proiettili, e rispondendo con grande schiettezza alle domande che io gli rivolsi. Gli parlai anzitutto dell’episodio raccontatomi dall’agente di pubblica sicurezza ed egli osservò che era esattissimo, ma che l’agente non era presente e che l’episodio lo aveva appreso da lui stesso. La prima pietra colpì effettivamente nel centro del grande cristallo, e le successive colpirono sistematicamente a spirale intorno al primo foro…

   La circostanza che più lo aveva colpito, si è che le 300 pietre lanciate non fecero male ad alcuno. Il primo giorno il suo bimbo si trovava in giardino, e la bimba dormiva nella sua culla al primo piano, presso la finestra aperta; eppure né l’uno né l’altra furono colpiti o incomodati. La bambinaia fu colpita al capo da un quarto di mattone, ma senza quasi soffrirne. Il suocero fu colpito al braccio, ed esclamò:” Strano! Non ho sentito alcun male! “. Io feci osservare al signor Zanten che, conforme alla teoria, la circostanza dell’innocuità dei proiettili quando colpiscono le persone, risulterebbe il miglior criterio per sceverare i fenomeni d’origine infestatoria da quelli d’origine umana.

   In quel momento entrava la bambinaia, e ne approfittai per interrogarla. E’ noto come si riscontri sovente che nelle case infestate abiti una persona di sesso femminile giunta all’età della crisi protemica. In questo caso la bambinaia dimostrava meno di quindici anni; comunque, i fenomeni apparivano in relazione con la sua presenza, e per lo più il lancio dei proiettili, non cominciava fino a quando non si era alzata. La bambinaia mi mostrò la regione del capo in cui fu colpita dal proiettile, regione non protetta da capelli o da cuffia. Chiesi:” Avete sentito del male? “. “ Sì – rispose – e il dolore mi fece piangere “. Osservai:” Eppure non pare che il colpo vi abbia fatto sanguinare, o abbia cagionato gonfiore o livido “. Soggiunse:” E’ vero: nulla accadde di tutto questo “. Ora se si considera che il proiettile consisteva in un quarto di mattone, sembra poco naturale ch’esso abbia prodotto così poco male arrivando da grande distanza, e perciò cadendo dall’alto.

   Queste le risultanze della mia inchiesta; e secondo me, i particolari raccolti tenderebbero a dimostrare in guisa abbastanza evidente che i fenomeni occorsi provenivano da una causa che non era umana.

   ( Annales Des Sciences Psychiques – 1913 – pag. 152 )

   Aggiunge il Bozzano: Nel caso esposto è notevole anzitutto il quantitative dei proiettili lanciati; dal che si potrebbe ricavare una buona prova ausiliaria in favore dell’origine supernormale dei fenomeni, tenuto conto che un operatore umano il quale avesse lanciato 300 proiettili senza mutare di luogo, non avrebbe mancato di farsi cogliere in flagrante dai vigili. Da rilevare inoltre la circostanza dei proiettili che quando colpivano le persone non cagionavano loro alcun male; mentre quando colpivano gli oggetti producevano i danni corrispondenti al loro volume e al loro peso. Noto come tale particolarità curiosa costituisca la regola nelle manifestazioni di “ Poltergeist “, concorrendo con le altre già riferite a dimostrare l’esistenza di una intenzionalità e di una volontà occulte regolatrici delle manifestazioni stesse.

   Nelle infestazioni, in genere , non si conosce la causa del loro manifestarsi e, come giustamente rileva il Bozzano, non viene quasi mai fatto del male alle persone presenti come se intenzione dell’agente occulto fosse di dare il maggior fastidio possibile ma non di fare effettivamente del male. Ci sono però dei casi che sembrano derogare da questa regola. Infatti, in alcuni di questi sembra ci sia l’intenzione palese di accanirsi contro qualcuno in particolare e in altri, invece, quella di proteggerlo. Citerò, ora, due di questi casi specifici a conclusione di questa sezione.

 

4 – INFESTAZIONE PERSECUTORIA – Vol. “ Dei Fenomeni d’Infestazione “ di E. Bozzano – Pag. 195 e seg.

   Venne pubblicato da Alessandro Aksakof nell’opera intitolata “ I Precursori dello Spiritismo negli Ultimi 250 Anni “, opera tradotta in tedesco dal Feilgenhauer, e di cui diede ampio ragguaglio il prof. Walter Leaf nei “ Proceedings of the S. P. R. – vol. XII – pag. 319. In merito all’episodio che segue, egli premette queste osservazioni;

   Il caso occorse in un piccolo villaggio russo, e, in grazia della circostanza che risultò a danno di una proprietà governativa, fu sottoposto a una rigorosa inchiesta ufficiale di carattere non dubbio. Alessandro Aksakof ne pubblicò per esteso i documenti senza nulla omettere, comprese le deposizioni di tutti i testimoni. La seguente relazione fu da me compilata in base ai documenti stessi.

   Nel gennaio del 1853, un piccolo reparto di cavalleria avente sede nel villaggio di Liptsy, governatorato di Karkhoff, era comandato dal capitano Jandachenko, che con la moglie abitava una casa di quattro camere, la quale era stata adibita ad alloggio per gli ufficiali dal Consiglio del comune. La casa era appartenuta ad una famiglia di contadini, e nel tempo in cui essi l’abitavano, nulla era occorso di anormale. Sembra nondimeno che nel gennaio 1852 qualche cosa di misterioso vi si svolgesse, ma siccome un solo testimone allude casualmente a ciò, noi passeremo oltre, cominciando dal 9 gennaio 1853, epoca in cui si inizia la presente narrazione.

   In detto giorno i coniugi Jandachenko presero possesso della casa, che un corridoio separava in due parti, nell’una delle quali si trovava una camera da letto e un salottino; nell’altra, un ampio magazzino e la cucina. Nella cucina dormivano le persone di servizio, che in quella sera erano cinque: due donne di nome Efimia e Matrona; e tre soldati, l’uno dei quali, di nome Vasil, fungeva da ordinanza del capitano, mentre gli altri erano temporaneamente al suo servizio. Dopo che i servi ebbero spento il lume, ma prima che prendessero sonno ( e su ciò le testimonianze sono concordi ), parecchie coppe e ciotole di legno deposte sulla stufa, furono lanciate attraverso la cucina. Si fece lume, e gli oggetti continuarono a volare in ogni direzione, muovendosi però quando nessuno li guardava; e non si pervenne a scoprire la causa del fenomeno. Il domani, 5 gennaio, il capitano Jandachenko si recò dal parroco del villaggio, Victor Salyezneff, a informarlo dell’accaduto, e questi visitò la casa il giorno 6, accompagnato dai propri attendenti religiosi. Nella sua testimonianza egli narra quanto segue:” Appena entrai nella casa, vidi cadere una piccola pietra nel corridoio; quindi una scodella colma di pasta precipitò ai miei piedi, per quanto io fossi circondato dagli attendenti religiosi muniti delle immagini sacre; e subito dopo risuonarono alcuni colpi “. Il capitano Jandachenko aggiunge che dopo aspersa la casa d’acqua benedetta,  una scure deposta nel solaio del corridoio, fu lanciata con forza e con grande frastuono contro la porta. Un altro prete, padre Lonkovsky, egli pure presente in quella circostanza, così depone:” Essendomi recato in cucina con diversi compagni, vedemmo tutti volare una bottiglia di vernice, che andò ad infrangersi contro la porta del corridoio, dove non era nessuno; e seppi dal capitano che la bottiglia era chiusa a chiave nell’armadio del salottino “. Malgrado l’inefficacia dell’acqua benedetta, quei buoni preti non si scoraggiarono: tornarono l’indomani con l’artiglieria pesante del loro ministero; e forti di un terzo prete, di molti attendenti, e di numerose immagini sacre, diedero principio ad un solenne servizio religioso. Avevano appena cominciato, che in vista di tutti, una pietra colpiva la finestra della cucina, dove non era nessuno, mandandone i vetri in frantumi. Quindi un pezzo di legno e una secchia colma d’acqua, volarono dalla cucina nel mezzo della sacra congrega, dove la secchia si rovesciò. Ma l’orrore degli astanti giunse al colmo quando videro piombare una pietra nel bacino dell’acqua benedetta. Non rimaneva che aspergere nuovamente la casa con l’acqua lustrale, e a ciò provvidero sollecitamente i preti. Ma i fenomeni continuarono, e il capitano tornò ad invocare un’altra cerimonia di esorcismo contro gli “ spiriti maligni “; e la cerimonia ebbe luogo con identico risultato.

   In quel giorno le medesime manifestazioni si ripeterono dinanzi ad altri testimoni; ma l’indomani, 8 gennaio, esse mutarono in peggio; e il letto in cui dormivano i coniugi Jandachenko s’incendiò spontaneamente in loro presenza. Essi fecero in tempo a spegnerlo, ma il fuoco divampò da un’altra parte, e dovettero ricominciare da capo. Nel tempo stesso, due pezzi di mattone colpirono successivamente la finestra, frantumando quattro vetri. Dopo simile avventura, il capitano Jandachenko si risolvette ad abbandonare la casa; ma qualche giorno dopo vi tornò, e ricorse per la quarta volta all’opera di un altro prete esorcizzatore; opera che apparve per breve tempo di una qualche efficacia, poiché i fenomeni si ridussero a qualche gemito estremamente lugubre avvertito in cucina dai servi.

   Senonchè trascorsi pochi giorni, le manifestazioni ripresero. Il giorno 22 gennaio il capitano fece venire alcuni amici ad assistere ai fatti, e in tale occasione il soldato Vasil fu leggermente ferito al capo da un coltello lanciatogli contro “ dall’influenza maligna “. Le cose andarono peggiorando al punto, che si dovette provvedere alla sicurezza della casa facendola vigilare da una squadra di contadini; ma la vigilanza a nulla valse, e nel pomeriggio del 23, il tetto della casa s’incendiò da solo, e in breve tempo andò distrutto. Non fu possibile estinguere il fuoco, inquantochè gli sforzi dei pompieri furono ostacolati da ondate di fumo denso e puzzolente lanciato loro in faccia. Quest’ultimo accidente indusse il capo della polizia distrettuale a ordinare un’inchiesta, che fu eseguita nei giorni 4 e 5 febbraio, con risultato completamente negativo; poiché non emersero indizi a carico di alcuno, come appare dal rapporto redatto dai funzionari a ciò preposti. Comunque, dopo l’inchiesta ritornò la quiete per qualche mese. Ne l frattempo il capitano Jandachenko si era definitivamente trasferito in altra casa, e fu nella nuova dimora che le antiche gesta ricominciarono. Il giorno 23 luglio si videro volare i guanciali, e rovesciarsi le secchie d’acqua. Il capitano provvide senza indugio a far vigilare la casa dai contadini, i quali vi si disposero intorno a catena; ma la vigilanza si dimostrò inutile. Il giorno 24 le cose peggiorarono, e nel mattino del 25 accadde un grave accidente: alle ore 8, fu visto divampare all’improvviso il tetto di paglia della casa. Il pronto soccorso dei contadini valse a spegnere il fuoco prima che intervenissero i pompieri con le loro macchine. Nondimeno quando questi giunsero, furono trattenuti per misura di prudenza. Alle tre del pomeriggio, fu avvertito un denso fumo che si sprigionava da un solaio di quel braccio della casa; e un soldato introducendosi carponi, estrasse un materasso nel cui interno covava il fuoco. Per la seconda volta si era evitato un disastro; senonchè, verso le cinque, ecco levarsi improvvisa una raffica di vento, e simultaneamente sprigionarsi fiamme da ogni parte del tetto. Questa volta il fuoco si propagò con tale rapidità, che i pompieri non ebbero il tempo di mettere in funzione le macchine, riuscendo a stento a salvarle dal fuoco; e le conseguenze furono che la casa del capitano, con altre quattro, andarono completamente distrutte.

    Il grave accidente condusse a una seconda severissima inchiesta, che si prolungò per cinque giorni, dal 27 al 31 luglio, durante i quali furono interrogati tutti gli abitanti del villaggio. Nulla essendosi scoperto e nulla concluso, la pratica venne deferita al tribunale civile di Karkhoff, che la svolse con vigorosa pertinacia. L’ultima inchiesta al riguardo, venne ordinata tre anni dopo gli eventi ( luglio 1856 ), e nel rapporto venne inserito il riassunto di tutte le risultanze precedenti. La lunga pratica inquisitoria ebbe termine con una dichiarazione dei giudici in cui si riconosceva esplicitamente che non esistevano sospetti contro alcuno. Dopo di che, i documenti furono consegnati agli archivi, da dove li trasse Alessandro Aksakof.

 

5 – INFESTAZIONE TUTELARE – Dal vol. “ Dei Fenomeni d’Infestazione “ di E. Bozzano – pag. 211 e seg.

   Tolgo il caso dal libro di Robert Dale Owen “ Footfalls on the boundary of another world “, pag 339. Il relatore è il noto scrittore spiritualista S. C. Hall, il quale l’ebbe direttamente dalla signora che ne fu percipiente insieme ai propri famigliari. Essa gli accordò facoltà di pubblicarlo, con preghiera di tacere il suo nome, nonché quello della località in cui si svolsero i fatti. Il valore probativo del caso è accresciuto dalla circostanza che quando si pubblicò la prima edizione del libro che lo contiene, il periodico locale, “ The Worcester Herald “, riprodusse l’episodio a titolo di varietà, esprimendo l’opinione che il relatore S. C. Hall si fosse divertito a mistificare il Dale Owen. Alcune settimane dopo, con commendevole franchezza, il direttore del giornale ritrattava in questi termini:

   Ci sentiamo in dovere di presentare pubblicamente le nostre scuse, a Mr. S. C. Hall. Il banchiere di Worcester, nella cui casa Mr. Hall si incontrò con la distinta signora che gli narrò delle proprie conversazioni con uno “ spirito famigliare “, ci afferma che Mr. Hall ha riferito il caso con fedeltà scrupolosa, quale lo raccolse dalle labbra della signora in questione, e che in guisa altrettanto veritiera descrisse le generalità della signora, la rettitudine del suo carattere, e l’accento di convinzione irresistibile con cui parlava. Noi pertanto confidiamo che il signor S. C. Hall ci perdonerà di averlo gratuitamente sospettato di essersi preso gioco della credulità di un amico.

   Il Dale Owen commenta:

   Io mi ritengo fortunato di avere ottenuto in guisa tanto inaspettata, una buona prova testimoniale di più sulla veridicità della straordinaria narrazione che segue. Il banchiere in questione, aveva inoltre dichiarato ch’egli era da lungo tempo a conoscenza dei fatti, e da un trentennio era in relazione di amicizia con la protagonista. Né il banchiere, né la signora, si erano mai occupati di pratiche spiritiche.

   Ciò premesso, ecco quanto narra la protagonista:

   Circa l’anno 1820, noi abbandonammo la nostra residenza di Suffolk, per trasferirci in una cittadina francese, che è porto di mare. La nostra famiglia si componeva di mio padre, mia madre, io, mia sorella, un fratello ed una domestica inglese. La nuova casa si ergeva solitaria nelle adiacenze della città, circondata dalla spiaggia aperta, senza altre abitazioni o costruzioni vicine.

   Una sera mio padre, rincasando, vide un individuo avvolto in ampio mantello che sedeva sopra un sasso a pochi metri dalla porta di casa. Passandogli vicino, augurò la buona sera, senza ricevere risposta. Egli proseguì verso la porta di casa, ma prima di entrare si volse indietro, e non vide più l’individuo. Altamente stupito, tornò sul posto, e girando attorno lo sguardo non vide alcuno, sebbene non vi fossero ripari che si prestassero ad occultare una persona. Entrando nel salottino egli esclamò: “ Ragazzi ho visto un fantasma “. E noi ridemmo di cuore.

   Senonchè, in quella medesima notte, si cominciarono ad avvertire rumori strani in varie parti della casa, che si ripeterono per parecchie notti di seguito. Talora sembrava che qualcuno si lamentasse pietosamente sotto le nostre finestre; Tal’altra erano graffia menti e raschiamenti sulle persiane; e ben sovente ci giungeva l’eco di un tafferuglio che pareva svolgersi sul tetto, come se ivi molte persone fossero ingaggiate in viva lotta. Noi aprivamo la finestra chiamando ad alta voce, ma senza ottenere risposta. Trascorsi alcuni giorni, i rumori si fecero udire nella camera in cui dormivo io con mia sorella ( lei aveva 20 anni ed io 18 ). Erano colpi sonori che talvolta si succedevano in ragione di venti o trenta per minuto, e tal’altra, con l’intervallo di un minuto tra un colpo e l’altro. L’indomani riferimmo spaventate l’accaduto, ma non ricevemmo in risposta che rimproveri, poiché tutti ritenevano che le nostre affermazioni fossero sciocche fantasie. Nondimeno accadde che i famigliari avvertissero a loro volta i rumori esterni e i colpi in camera nostra; per cui dovettero convenire che le nostre non erano fantasie; e allora si diede la dovuta importanza all’incidente del fantasma. Comunque, non fummo mai seriamente spaventate dalle manifestazioni, e finimmo per abituarci ai rumori disturbatori. Una notte, mentre si succedevano i soliti colpi, mi passò per la mente di domandare:” Se tu sei veramente uno spirito, batti sei colpi “; e immediatamente risuonarono sei colpi.

   Si continuò così per parecchie settimane, e a misura che il tempo passava, ci famigliarizzammo a tal segno coi rumori, ch’essi perdettero ogni carattere sgradevole per noi. Mi rimane di far cenno ad un episodio siffattamente meraviglioso, che se con me non vi fossero i membri della mia famiglia pronti a testimoniare sulla sua autenticità, mi asterrei dal rivelarlo. Anche mio fratello, allora dodicenne, ora uomo fatto e celebre professionista, è pronto a confermare i fatti in ogni particolare.

   Venne giorno che di conserva ai colpi battuti nella nostra camera, si udì nel salottino un alcunché di simile a una voce umana articolata. La prima volta che accadde il fenomeno, la voce misteriosa si era unita in coro con le nostre voci che avevano intonato un canto popolare con accompagnamento al pianoforte. Il nostro stupore fu immenso; ma non rimanemmo a lungo nel dubbio che il fenomeno dovesse attribuirsi ad immaginazione esaltata, poiché non andò molto che la voce misteriosa cominciò a parlare chiaramente e intelligibilmente, prendendo parte alla nostra conversazione. Era una voce gutturale, che articolava le parole con lentezza e solennità, ma sempre distintamente; e l’idioma usato era il francese.

   Lo “ spirito “( che per tale l’avevamo designato ) disse di chiamarsi “ Gaspar “ ma tutte le volte che gli si rivolgevano domande intese a conoscere la sua storia e le sue condizioni di esistenza, egli non rispondeva; come non disse mai per quali scopi egli era entrato in comunicazione con noi. Lo considerammo sempre di origina spagnola, ma in verità, non saprei dire per quali ragioni lo ritenessimo tale. Egli chiamava tutti per nome; non accennava mai ad argomenti religiosi, ma costantemente inculcava massime sublimi di moralità cristiana, e sopra ogni altra cosa sembrava ansioso di farci comprendere che la vera saggezza consisteva nel condurre una vita virtuosa, e che la vera bellezza dell’esistenza terrena era l’armonia domestica. Una volta in cui era sorta una piccola disputa tra mia sorella e me, la sua voce si fece udire sentenziando:” M… ha torto, S… ha ragione “. Ci sovveniva spesso di consiglio, e sempre a fin di bene. Qualche volta declamava brani di poesia.

   Un giorno in cui mio padre cercava ansiosamente dei documenti che riteneva perduti, interloquì la voce di Gaspar, indicando esattamente il luogo dove si trovavano nell’antica nostra dimora di Suffolk. E i documenti furono rinvenuti nel punto preciso indicato.

   Lo spirito continuò a manifestarsi per oltre tre anni; ed ogno membro della famiglia, compresa la servitù, ebbe agio di udire la sua voce. La sua presenza ( poiché noi non potevamo dubitare ch’egli fosse presente ) era sempre un piacere per noi, e avevamo finito per considerarlo un ospite e un protettore. Un giorno egli annunciò:” Debbo assentarmi per qualche mese “; e conformemente, per parecchi mesi non avvertimmo più la sua presenza; e quando finalmente una sera echeggiò la ben nota voce che annunciava:” Eccomi nuovamente con voi! “, tutti salutammo esultanti il suo ritorno. Nei momenti in cui la voce risuonava, nessuno vide mai fantasmi; ma una sera mio fratello domandò:” Gaspar, quanto sarei felice di vederti! “. Al che la voce:” Recati in fondo al cortile; ti verrò incontro e mi vedrai “. Mio fratello vi si recò, e poco dopo tornò gridando:” Ho visto Gaspar: era avvolto in un ampio mantello, con in testa un cappello a larghe tese; lo guardai sotto il cappello, ed egli pure guardò sorridendo “. “ Sì – confermò la voce – ero proprio io “. Tornammo a Suffolk; e qui, come in Francia, Gaspar continuò a conversare con noi per parecchie settimane; ma un giorno egli annunciò:” Sono in dovere di congedarmi. Continuando a intrattenermi con voi, vi recherei pregiudizio; poiché i vostri rapporti con me sarebbero male interpretati e severamente condannati in questo paese “. Il suo congedo fu oltremodo penoso e commovente; e da quel giorno più non udimmo risuonare la voce amica di Gaspar.